Produttività, servono strade nuove per rilanciare le imprese trentine
Il Trentino resta uno delle regioni più produttive d’Europa ma negli ultimi anni la sua crescita ha rallentato, frenata tra le altre cose da alcune criticità del sistema paese ma anche dalla ridotta dimensione delle imprese locali, da un non sempre adeguato livello di istruzione e formazione del personale e dall’ancora non adeguato investimento in ricerca e sviluppo da parte del settore privato.
Una fotografia scattata dal rapporto “La Produttività del lavoro in Trentino”, realizzato dal Centro di sviluppo locale Ocse Trento.
Chiara Tomasi, docente di economia industriale e economia applicata dell’Università degli studi Trento, ha illustrato le dinamiche della produttività a livello internazionale, evidenziando come negli ultimi quarant’anni Cina e India da sole abbiano contribuito al 50% della crescita della produttività globale, a fronte di un’Europa caratterizzata da bassa produttività negli ultimi 20 anni, fanalino di coda delle economie avanzate. In questo contesto l’Italia a sua volta è in fondo alla classifica dei paesi del vecchio continente, a causa soprattutto delle ridotte dimensioni delle imprese e di altri fattori esterni, come la bassa concorrenza, dei tempi lunghi del sistema giudiziario, della scarsa istruzione terziaria dei lavoratori, delle difficoltà di accesso al credito.
La responsabile del Centro OCSE di Trento per lo Sviluppo Locale, Alessandra Proto, ha spostato il focus sul Trentino, sottolineando come la crescita della produttività sarebbe una buona notizia per l’intero sistema, in quanto si tradurrebbe in maggior gettito, innovazione e ammodernamento del sistema produttivo, oltre a salari più alti per i lavoratori e condizioni di lavoro migliori.
Infine Carlo Menon, economista dello Spatial Productivity Lab del Centro OCSE di Trento per lo Sviluppo Locale, è entrato nel dettaglio del rapporto evidenziando come in Trentino sia bassa la partecipazione delle donne al mercato del lavoro, la maggior parte delle imprese sia di ridotte dimensioni aziendali, ma anche quanto le piccole imprese abbiano potenzialità che non riescono a sfruttare appieno anche per la scarsa propensione all’internazionalizzazione. Basso, inoltre, il tasso di educazione universitaria terziaria tra i lavoratori e il livello di investimenti in ricerca e sviluppo da parte delle imprese stesse. Menon ha anche sottolineato come il Trentino per crescere abbia bisogno di una maggiore crescita di produttività nel settore manifatturiere e nei servizi “commerciabili”, ricordando come il gap di produttività si concentri soprattutto nelle grandi imprese e come i settori più importanti per l’economia provinciale abbiano contribuito poco alla crescita della produttività.