L’alpinista rivano Fausto Susatti che cadde dai “Pilastri del Cielo”
Il dramma successe il 13 settembre del 1959. Fausto Susatti, alpinista rivano Accademico del CAI, perse la vita precipitando mentre tentava di aprire una via sullo spigolo sud-ovest della Figlia di Cima Canali nelle Pale di San Martino. Fausto perse l’appiglio nella fase iniziale della difficile impresa, mentre era ancora sul primo tiro di corda. Il ricordo di Fausto è stato mantenuto vivo nell’ambiente della SAT rivana e nella comunità cittadina, anche se sono passati ormai molti anni dalla tragedia che sconvolse familiari, amici e tutto il mondo dell’alpinismo trentino. Vivono, e sono ancora tra noi, testimoni che lo hanno conosciuto e che lo ricordano come un uomo di eccezionale forza fisica e di una generosità pari alla sua modestia. Amava le sfide e affrontava le salite più pericolose con tenacia e sempre animato dalla volontà di riuscire in ascensioni mai effettuate da alcuno.
Fausto era nato a Cismon del Grappa, in provincia di Vicenza, il 23 gennaio del 1921. Fin dalla prima giovinezza visse a Riva, dove frequentò le scuole e dove successivamente lavorò in proprio, assieme al padre, in un piccolo laboratorio di falegnameria. Il grande alpinista roveretano Armando Aste, che ha sempre considerato l’alpinismo in chiave mistica come una salita verso il Cielo alla ricerca del Divino, nel suo libro “Pilastri del Cielo” ricorda la grande amicizia, saldata dalla comune passione, con Fausto che condivideva i suoi principi e valori all’insegna di una spiritualità insita nell’ascensione delle montagne. “Era fortissimo e generoso – ricorda Aste – e mi ha dato molto. Fondamentalmente attratto dalle pure altezze dei monti, era uno che si interrogava sui temi importanti della vita e le risposte le cercava scalando le montagne”. Armando e Fausto formarono un sodalizio straordinario. Ripeterono assieme tutte le vie più di difficili dell’epoca nelle Dolomiti e aprirono tre importanti nuove vie. Quando successe il dramma che costò la vita a Fausto, il sodalizio con Aste si era interrotto per intromissioni esterne. Ebbe a dire con rimpianto Aste: “Con Fausto si era creato un rapporto tecnico talmente importante che mi porta a pensare che se fosse stato con me forse potrebbe essere qui a raccontarla. Ho conosciuto i suoi poveri genitori e il fratello Sergio. Aveva anche una sorella che aveva perso la vita a causa del bombardamento di via Prepositura a Trento. Possedeva la rara virtù della modestia e posso testimoniare che è stato ed era un grande. La modestia era parte del suo carattere. Era taciturno e non gli andava di parlare di se stesso. Amava i silenzi e sentiva il richiamo delle montagne, perché lassù era il suo destino, e la sua fine, pur nella tragedia, ha alimentato il rimpianto e la gratitudine”.
Il nome e le imprese di Fausto Susatti sono leggenda nell’ambiente della SAT rivana, che ne conserva la memoria con ammirazione per la sua perizia tecnica, per le sue imprese e per la sua forte e generosa personalità.
A Fausto Susatti è dedicata la Ferrata che oggi porta il suo nome. Straordinariamente panoramica porta a Cima Capi sulla Rocchetta. A picco, a un passo dal Cielo e sotto lo spettacolo del lago di Garda. Come sarebbe piaciuto a Fausto.
Vittorio Colombo