Alberto Faustini parla di shoah al Rotary di Riva

Claudio Chiarani25/01/20242min
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Alberto Faustini, direttore del quotidiano Alto Adige oltre ad altre diverse testate nazionali, è stato ospite del Rotary Club di Riva del Garda riunito per l’occasione all’Hotel Liberty dove ha avuto modo di relazionare i soci presenti sulla Giornata della Memoria. Una “lectio magistralis” senza interruzioni, applaudita calorosamente al termine della sua esposizione che ha inquadrato senza dubbi cos’è il significato del 27 gennaio. Il 27 gennaio del 1945 le truppe dell’Armata Rossa entrarono, liberandolo, il campo di concentramento nazista di Auschwitz, in Polonia, sancendo di fatto la fine dell’Olocausto. Se oggi la maggioranza degli italiani ne ha conoscenza, è in una data molto più recente che l’Italia ha deciso di commemorare quanto era nei piani dei gerarchi nazisti, dopo un lungo tempo in cui della “Shoah” non si parlava affatto. “Comprendere è impossibile, conoscere è necessario” ha detto Faustini citando Primo Levi ne “Se questo è un uomo”, sviscerando i perché storici del silenzio che per tanti anni, troppi, ha tenuto quasi nascosto l’Olocausto. Toccando l’attuale conflitto tra Israele e Palestina, passando per quello russo-ucraino il direttore dell’Alto Adige ha ribadito l’importanza di avere un giorno in cui il pensiero vada ai sei milioni di morti che la follia nazista ha causato. Follia che va tenuta “sotto controllo” in quanto i “rigurgiti” di ciò che il mondo è stato costretto, grazie agli americani che filmarono e documentarono il tutto, va detto, a guardare. Una serata “illuminante” per tutti gli aspetti, che ha spiegato le trame di un piano ben ordito volto all’eliminazione totale dal mondo degli ebrei. E che, citando Sir Winston Churchill che parlava del nostro Paese alla fine del secondo conflitto mondiale, non si è mai capito come prima del 1943 ci fossero 45 milioni di fascisti e dopo l’otto settembre 45 milioni di partigiani.

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