Eleuterio Arcese, 90 anni e un impero dei trasporti
Domenica 2 luglio Eleuterio Arcese compirà novant’anni. Di questi, ottanta li ha spesi per creare dal nulla un’azienda familiare che nel 2022 ha fatturato oltre un miliardo di euro.
Uno “scugnizzo di campagna”, come scrive nella prefazione del libro che dieci anni fa gli ha dedicato Umberto Cutolo, arcense “adottato” che ha un solo rimpianto: “Non essere riuscito a fare nulla per questo territorio che mi ha dato tanto”.
Di lui sappiamo tutto o quasi: del suo carattere burbero, dell’amore per la consorte Fiorella Reigl, dei quattro figli Matteo e Leonardo, Paola e Aurora, della passione sconfinata per i cavalli e del legame con il Garda trentino, la terra che l’ha accolto dopo aver lasciato la Ciociaria.
Da un’infanzia condita dagli orrori della Seconda guerra mondiale “Io abitavo a dieci chilometri da Montecassino dove passava la linea Gustav” racconta, al successo mondiale nel campo dei trasporti fino a creare un impero che tutto il mondo oggi conosce.
“Aiutavo nonno Domenico con le mucche, nella semina, nel raccogliere il letame – ci racconta – fino a quando, dopo che gli alleati erano sbarcati ad Anzio e assaltavano Montecassino e noi si era nemici dei tedeschi, un ufficiale che voleva le mucche del nonno estrasse la Luger e lo uccise davanti a me”. Un episodio che a Eleuterio Arcese è rimasto impresso nella memoria come se fosse accaduto ieri. “Poi anche la morte, a seguito dei bombardamenti, di una mia compagna di scuola, colpita dalle bombe a pochi metri da me, due cose che non potrò mai dimenticare. Poi i primi viaggi alle Cartiere di Isola Liri, l’amicizia col direttore Armici, la conoscenza con Tito Legrenzi, il proprietario delle Arti Grafiche di Bergamo che lo convinse, non appena fondate le Cartiere del Garda a Riva, a salire al nord per lavorare.
Il libro sulla sua vita che gli ha dedicato Umberto Cutolo dieci anni fa contiene tutto questo e molto altro: il fidanzamento con la sua signora nel 1962, il matrimonio nel 1964 e la nascita dei suoi quattro figli, e l’impresa familiare che regge saldamente ancora oggi. Una vita dedicata al lavoro perché “il desiderio di vincere non dorme mai”.
Eleuterio Arcese festeggerà il suo novantesimo genetliaco attorniato dai suoi affetti più cari, moglie, figli, nipoti che a quel nonno che siede ancora dietro la scrivania della sua azienda vogliono un mondo di bene. Come gliene vogliono tutti coloro i quali hanno lavorato e lavorano per lui. Compreso chi scrive queste righe, che gli ha confessato il rimpianto di non essere rimasto a quella scrivania che nel lontano 1979 la sua azienda gli aveva offerto.