Rimozione JJ4, nuovo stop del Tar. Fugatti: “Sorpresi, ma prendiamo atto”
Slitta al prossimo 25 maggio la decisione del Tribunale amministrativo di Trento in merito alla soppressione dell’orsa JJ4, responsabile della morte del 26enne Andrea Papi. Con un nuovo Decreto monocratico pubblicato oggi, il Tar ha sospeso l’abbattimento dell’esemplare previsto dall’ultimo Decreto firmato dal presidente della Provincia autonoma di Trento Maurizio Fugatti lo scorso 27 aprile, vista l’incontestabile pericolosità dell’animale. “Prendiamo atto della decisione del Tar, che ha voluto incidere in maniera sostanziale nella sfera di valutazione amministrativa che compete alla Provincia – sono le parole del presidente Fugatti – Auspichiamo che le nostre istanze possano essere finalmente accolte in udienza. Non nascondiamo la nostra sorpresa, che è anche quella della comunità trentina: attraverso la documentazione fornita al Tar, credevamo di aver superato le perplessità del Giudice, ma evidentemente così non è stato”.
Nel proprio decreto, il presidente del Tar si esprime anche su questioni relative alla gestione dei grandi carnivori quali l’ampliamento dell’area faunistica del Casteller e la soluzione dei cosiddetti corridoi faunistici per diffondere gli orsi anche nella parte orientale del Trentino. Soluzione che – secondo il Tar – “non risolverebbe, bensì aggraverebbe l’attuale problema determinato dall’incontestabile eccedenza del numero di orsi rispetto alla sostenibilità propria di un contesto ampiamente antropizzato”.
Dato che, dopo la cattura JJ4 è custodita al Casteller, il contenuto delle ordinanze su cui era atteso il pronunciamento del Tar il prossimo 11 maggio è venuto meno. Per questo motivo, con ogni probabilità il contenzioso si concentrerà sul solo ultimo decreto che prevede l’abbattimento del plantigrado. L’Amministrazione provinciale, come richiesto dal Tribunale amministrativo, fornirà entro l’11 maggio a mezzogiorno le relazioni su modalità, costi e misure di sicurezza relative al trasferimento degli orsi problematici DJ3 e M57, attualmente custoditi rispettivamente in Germania e in Ungheria. Ulteriori richieste sono state inoltrate invece al Ministero dell’ambiente.