Plastica, vetro, tessile e carta, parla il sindacato: “L’economia va verso la recessione”
“Da alcune settimane a questa parte nelle imprese trentine sta calando la produzione. Se il primo bimestre dell’anno è andato bene, probabilmente perché le imprese dovevano ripristinare gli stock di magazzino, ora la situazione sta cambiando in peggio”. A dichiararlo è Mario Cerruti della Filctem Cgil, osservatore economico dei settori gomma, plastica, vetro, tessile ed energia, all’indomani delle dichiarazioni del presidente nazionale di Confindustria Carlo Bonomi, che si è soffermato sul grande rischio a cui oggi è sottoposta l’economia italiana, fermarsi per crollo dei consumi e della produzione.
“Se la filiera dell’edilizia si sta fermando in attesa di capire come andrà a finire con il Superbonus, anche i settori della gomma e della plastica stanno rallentando – ha commentato Cerruti – diverse aziende ci hanno già avvisato che il ricorso alla cassa integrazione sarà molto probabile, a meno che non cambi la prospettiva da qui a breve. Siamo alla situazione dell’autunno scorso, quando per il costo dell’energia diversi stabilimenti si fermarono. Del resto – continua Cerruti – inflazione alta, tassi d’interesse in crescita e costo dell’energia che è ancora alto non sono fattori positivi per la ripresa dell’economia. Ora basta che si inasprisca la guerra in Ucraina o che cali il clima di fiducia in Germania per fermare tutto. Qui anche la filiera dell’automotive non tira. Lo stesso nel tessile per abbigliamento e semilavorati, dove gli ordinativi sono visibilmente calati nell’ultimissimo periodo”.
Il settore della carta ad oggi è bloccato, e per almeno 800 lavoratori sono scattate ore di stop negli stabilimenti delle aziende tra Riva del Garda, Arco, Varone e Condino; stesso discorso per il settore della grafica, con le ditte che oggi chiedono ai propri dipendenti di smaltire ferie e permessi, e organizzano corsi di formazione per i dipendenti. Quanto al settore metalmeccanico, Michele Guarda della Fiom ha dichiarato che si è reso evidente “un certo rallentamento, ma pur essendo aumentati i costi, le aziende riescono a girarli sui clienti esteri sfruttando la debolezza della moneta unica e diventando molto concorrenziali”.