Posate le ultime Pietre d’inciampo a Riva, le storie dei Partigiani

Redazione24/01/20236min
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Si è tenuto martedì 24 gennaio il prosieguo della cerimonia di posa delle pietre d’inciampo di Riva del Garda, interrotta lunedì 16 a causa della pioggia (leggi l’articolo).
Presenti anche stavolta numerose autorità e molti discendenti delle vittime, che in alcuni casi si sono occupati personalmente della posa della pietra e hanno ricordato le vicende, drammatiche, degli anni della Resistenza.
La cerimonia è iniziata alle ore 10 in viale Carducci con la posa della pietra in memoria di Eugenio Impera. Particolarmente intenso e toccante è stato il ricordo della sorella Adriana Impera. Nato a Cavalese il 27 febbraio 1925, studente del liceo “Andrea Maffei”, si avvicinò ai principi dell’antifascismo. Partecipò prima all’esperienza dei «Figli della montagna», gruppo fondato da Franchetti, e poi al gruppo partigiano delle «Fiamme verdi» e al Movimento clandestino di Resistenza rivano. In contatto continuo con Franchetti, fu denunciato alla Gestapo di Bolzano dalla spia Fiore Lutterotti insieme ad altri esponenti della Resistenza del Basso Sarca e della valle dell’Adige e ucciso nella sua abitazione all’alba del 28 giugno 1944. La posa della pietra, nei pressi della casa dove abitava all’epoca, è stata a cura della sorella Adriana.

Seconda tappa in viale Pernici, dove si trovava fino a pochi anni fa la caserma dei Carabinieri, in cui nel 1944 lavorava il brigadiere Antonio Gambaretto, nato a San Giovanni Ilarione il 31 gennaio 1913. Come attestato da diversi documenti e testimonianze risalenti all’immediato dopoguerra, Gambaretto collaborò con i partigiani della zona, e la mattina del 28 giugno 1944 fu raggiunto in caserma e ucciso.

Quindi il corteo si è spostato in viale Lutti Alberti all’entrata del liceo “Maffei”, dove si sono aggiunti alla cerimonia un gruppo di ragazzi, alcuni insegnanti e il dirigente scolastico Paolo Andrea Buzzelli, per la posa della pietra d’inciampo dedicata a Gastone Franchetti, all’epoca insegnate supplente. Nato a Castelnuovo di Garfagnana il 22 settembre 1920, si trasferì a Riva del Garda con la famiglia e partecipò alle operazioni di guerra nel Battagione Alpini Trento sul fronte greco-albanese. Tornato a Riva, lavorò al liceo Maffei come supplente di educazione fisica. Fondò il gruppo dei «Figli della montagna», che trasformò i giovani studenti -utilizzando le parole del suo studente Giorgio Tosi- «da fascisti ciechi a fascisti critici e infine ad antifascisti». Nell’autunno del 1943 fondò le «Fiamme verdi», movimento clandestino e di Resistenza. Arrestato il 29 giugno 1944, in seguito alla delazione della spia ed ex compagno di scuola Fiore Lutterotti, fu processato a Bolzano e fucilato il 29 agosto dello stesso anno. La posa della pietra d’inciampo è stata a cura di uno studente del Maffei.

La cerimonia è proseguita in viale Martiri del 28 Giugno 1944 con la posa della pietra d’inciampo di Enrico Meroni. Nato a Riva del Garda il 5 ottobre 1925, partecipò alle attività del gruppo dei «Figli della montagna», avvicinandosi gradualmente, come altri suoi coetanei, ai principi dell’antifascismo. Nel 1943 entrò a far parte della formazione partigiana delle «Fiamme verdi». Denunciato dalla spia Fiore Lutterotti, venne prelevato da casa il mattino del 28 giugno 1944 e portato nella locale Felgendarmerie, dove fu torturato e ucciso. La posa della pietra d’inciampo è stata effettuata da una giovane pronipote.

Ancora in viale Martiri del 28 Giugno 1944, poco a sud, è stata posata la pietra dedicata a Augusto Betta. Nato a Riva il 17 ottobre 1899, nel 1944 era titolare dell’omonima ditta di trasporti. Collaborò con il movimento partigiano del Basso Sarca trasportando armi. Al mattino del 28 giugno 1944 fu sorpreso a letto mentre giocava con il figlio Paolino, trascinato in cortile e ucciso. Anche in questo caso la posa della pietra è stata effettuata da un discendente.

La cerimonia si è spostata in centro storico, in via del Marocco, davanti all’abitazione che fu di Vincenzo Cicala. Nato a Deruta, in provincia di Perugia, il 22 febbraio 1886, si trasferì a Riva nel 1922, di professione manovale, sposato con Luigia Pasini di Cologna di Tenno. Arrestato dalla Gestapo il 12 settembre 1944 con l’accusa di aver guidato prigionieri alleati in fuga verso la Svizzera, giunse a Mauthausen il 19 dicembre 1944, proveniente dal Lager di Bolzano, dove fu assegnato al sottocampo di Melk e dove morì di lì a poco, il 29 gennaio dell’anno seguente.

Infine, il corteo si è ritrovato al sottoportico del Marocco, dove abitava Antonio Bosco, nato a Fonzaso, in provincia di Belluno, il 15 maggio 1914. Trasferito a Riva nel 1938 proveniente da Padova, sposò Elvira Calliari, di professione sarta, il 10 luglio 1941. La sua ultima occupazione lavorativa risulta quella di impiegato alla Montecatini. Nel giugno 1944 disertò dalla Flak, l’antiaerea nazista, dove era stato precettato, per unirsi ai partigiani del Basso Sarca. Il 29 giugno 1944 fu raggiunto nella sua abitazione, arrestato e condotto a Bolzano, dove venne fucilato il 24 agosto 1944. La sua pietra d’inciampo è stata posata dal presidente dell’Anpi Alto Garda e Ledro Gianantonio Pfleger.

 


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