La sopravvissuta al lager Edith Bruck al Festival della Memoria
Edith Bruck, poetessa e scrittrice ebrea di origine ungherese, sopravvissuta alla deportazione nei campi di concentramento e sterminio di Auschwitz, Dachau, Bergen-Belsen ha portato la sua toccante testimonianza a Living Memory, il Festival della Memoria, in collegamento con la Sala Filarmonica del capoluogo trentino, gremita di giovani studenti. Con lei hanno dialogato Denise Rocca, presidente di Terra del Fuoco Trentino e Jadwiga Pinderska-Lech, direttrice delle pubblicazioni del Museo di Auschwitz-Birkenau, una delle massime esperte di raccolta delle testimonianze dei sopravvissuti. In apertura, il saluto dell’assessore provinciale all’istruzione, università e cultura Mirko Bisesti.
Edith Bruck, pseudonimo di Edith Steinschreiber, ha trasmesso attraverso la sua arte la violenza e gli orrori subiti, ma non l’odio, con il quale ha deciso di non condividere la vita fin dai primi momenti della liberazione, tanto che non ha mai denunciato i suoi aguzzini, con la ferma volontà di incitare alla conoscenza e alla riflessione sulla tragedia della Shoah soprattutto le giovani generazioni.
Il suo racconto ha portato la platea della Filarmonica, in commosso ascolto, a ripercorrere le tappe della deportazione di Edith bambina, da quando fu prelevata con tutta la sua famiglia dalla sua casa, ai mesi trascorsi nel ghetto, al carro bestiame che la condusse ad Auschwitz, alla separazione dal fratellino e dalla madre che non ha mai più rivisto, per un gesto inspiegabile di salvezza di un nazista che le intimò di cambiare fila e di avvicinarsi alla sorella, invece di avviarla al crematorio. E poi il lavoro duro nel campo, l’orrore della morte con la quale ogni giorno conviveva, la fame “cieca, eterna”, l’oblio del nome che faticava perfino a ricordare, i suoi stracci pidocchiosi buttati in un angolo il giorno della liberazione in cambio di un vestitino rosa di cotone, il ritorno ad una casa ridotta in macerie e la ricerca di una patria che sapesse ascoltarla. Tutto questo buio, però, illuminato da alcuni brevi lampi di luce, che hanno potuto dare un senso alla sua terribile esperienza, condivisa di recente con Papa Francesco, al quale ha dedicato il suo ultimo libro.