Colf e badanti, in Trentino-Alto Adige sono 26 mila
Sono 26.000 i soggetti coinvolti nel lavoro domestico in Trentino-Alto Adige. Quelli regolari sono 13.142, dato in costante aumento fin dal 2011 (+25,0% var.2020/11), mentre i datori di lavoro sono cresciuti rispetto al 2019 dell’8%. I dati – diffusi da Cinformi – emergono dal 3° Rapporto annuale di Domina, Associazione nazionale famiglie datori di lavoro domestico.
I dati Inps mostrano un maggior numero di badanti (68,3%) rispetto alle colf; le prime fanno segnare una crescita continua negli anni che ha portato al superamento delle seconde nel 2011.
Grazie alla “sanatoria” e agli effetti del Covid, nel 2020 anche il numero di colf ha registrato un leggero aumento. Il 55,9% dei lavoratori domestici proviene dall’Est Europa, seguito dal 28,7% di italiani, con la netta prevalenza del genere femminile (93,1%). L’età media del lavoratore domestico è di 51 anni.
Quasi il 70% dei lavoratori ha lavorato meno di 50 settimane ed il 46% in convivenza. Il datore di lavoro ha un’età media di 64,6 anni ed è in prevalenza donna (56%). Nel 2020 le famiglie in Trentino-Alto Adige hanno speso 117 milioni di Euro per la retribuzione dei lavoratori domestici (stipendio, contributi, TFR), i quali hanno prodotto un valore aggiunto di circa 300 milioni.
Province a confronto
A livello provinciale, Trento e Bolzano sono pressoché in parità. Bolzano prevale lievemente per il numero di colf (51,6%). In termini relativi, ancora Bolzano comprende un numero maggiore sia di colf (4 ogni mille abitanti, contro 3,7 di Trento) che di badanti (13,1 ogni 100 anziani, contro 11,7 di Trento).
Prospettive demografiche fino al 2050
Osservando le prospettive demografiche, si nota come nel 2050 il numero di badanti sia destinato potenzialmente ad aumentare: vi saranno 81 mila anziani in più (almeno 80 anni) contro una diminuzione di 12 mila bambini (0-14 anni). In opposizione al panorama nazionale che vedrà una preminenza della componente anziana, la componente infantile sarà più numerosa (14,2% contro 12,9% della componente anziana); tuttavia, il divario andrà assottigliandosi.
(ANSA)