Villa San Pietro ad Arco, la Provincia avalla l’abbattimento
Mentre le ruspe stanno abbattendo fino all’ultima parete quello che era stato il compendio conosciuto come ex Villa San Pietro, è giunta al consigliere provinciale del Movimento Cinque Stelle Alex Marini la risposta ad una sua interrogazione sul tema da parte dell’assessore Mirko Bisesti: la richiesta era stata quella di verificare se non esistessero i presupposti per un’ulteriore verifica da parte della Soprintendenza per impedire l’abbattimento della struttura e la realizzazione al suo posto di tre moderne palazzine residenziali a due passi dal centro storico di Arco. Con un intervento ormai superato dall’evoluzione della vicenda, il titolare della cultura ha reso noto che nulla più poteva essere fatto per evitare la cancellazione dell’edificio dalle mappe catastali, visto che la Soprintendenza si era già espressa in ben due occasioni e non aveva potuto eccepire alcunché. Come ha ricordato Bisesti, già nel 2016 era stato richiesto un parere da parte della sezione trentina di Italia Nostra: dopo articolata istruttoria, la Soprintendenza aveva fatto sapere che l’immobile non possedeva i requisiti di pregio storico artistico necessari a riconoscere l’interesse culturale particolarmente importante, anche se aveva riconosciuto che l’edificio meritava comunque attenzione “per le sue indubbie valenze collegate alla complessiva storia della città”. La seconda valutazione è stata richiesta nell’ottobre dello scorso anno, quando sempre Italia Nostra segnalava la possibile presenza di importanti elementi decorativi sulle facciate dell’ala ex Casa Piombazzi – Hotel Rainalter: dopo gli indispensabili sondaggi, che hanno evidenziato effettivamente tracce di un ornato pittorico, la Soprintendenza non ha potuto individuare elementi sufficientemente probanti per vincolare l’edificio, anche solo limitatamente alle facciate. Conclusioni che sono state condivise alla fine dello scorso mese di gennaio con il Comitato Provinciale Beni Culturali, che non ha potuto che prendere atto della situazione. In questo modo anche la Provincia, seppure in ritardo rispetto alle ruspe, ha messo la parola fine a questa contestata vicenda.