Tutela delle acque e prodotti fitosanitari: seminario oggi a Trento

Il Trentino è impegnato da tempo a migliorare la qualità delle sue acque e a tutelarle dalla presenza di fitofarmaci: un accordo siglato già nel 2015 fra Provincia, Associazione produttori ortofrutticoli trentini, Consorzio vini del Trentino e Fondazione Edmund Mach, a cui sono aggiunti anche i Consorzi irrigui, ha definito misure e percorsi per il raggiungimento degli obiettivi fissati in sede europea. Fra le azioni previste, anche il seminario tenutosi oggi alla sala della Cooperazione, alla presenza fra gli altri del vicepresidente della Provincia e assessore all’urbanistica, ambiente e cooperazione Mario Tonina, del dirigente di Dipartimento Romano Masè, del direttore dell’Appa Trento Laura Boschini, del presidente dell’Ispra Stefano Laporta, presidente dell’Ispra. “Il tema – ha sottolineato Tonina – ha implicazioni diverse, di natura ambientale, sanitaria, economica. Il Trentino ha maturato nei suoi confronti una forte sensibilità, che ha portato innanzitutto alla definizione di un metodo, quello di mettere attorno ad un tavolo tutti gli attori del sistema, pubblici e privati, per trovare in maniera condivisa le migliori soluzioni. I risultati già si sono visti e sono oggetto anche del seminario di oggi ma il nostro impegno per migliorare continua costantemente”. Il Piano di Tutela varato nel 2015 ha attribuito un giudizio di qualità a 412 corpi idrici del Trentino. L’88% di essi è di qualità buona (il livello fissato dall’Unione europea, da raggiungere entro il 2030) o addirittura elevata. Circa il 12%, pari ad una cinquantina di corpi idrici, è sotto la soglia, e deve quindi impegnarsi a raggiungerla nei prossimi anni. Una ventina di loro, in particolare, concentrati soprattutto in val di Non e valle dell’Adige, è alle prese con il problema dell’inquinamento da fitofarmaci. Ma negli ultimi 3 anni si sono fatti importanti passi in avanti: ad esempio il Chlorpirifos, che nel 2015 risultava responsabile della cattiva qualità di 8 corpi idrici, dal 2018 non viene più utilizzato, grazie anche all’impegno dei produttori, Apot e Consorzio vini. Altre azioni in corso riguardano il risanamento dei caricabotti – che che dovranno essere adeguati alla normativa a fine di quest’anno – e il problema del lavaggio dei mezzi agricoli, per il quale si sta valutando la realizzazione di impianti di lavaggio consortili.