Turismo, case e regole: ad Arco controlli a tappeto, a Sirmione disciplina il Comune

In Italia, il turismo non abita più solo negli hotel. Negli ultimi dieci anni, ha preso casa nei centri storici, nei condomìni di paese, perfino nei quartieri residenziali. E lo ha fatto grazie alle piattaforme digitali che hanno moltiplicato gli alloggi disponibili per una notte, una settimana o una stagione, trasformando profondamente i territori ad alta vocazione turistica.
Ma ora in diverse località si tenta di ristabilire un equilibrio. Con leggi, controlli e – se serve – anche sanzioni.
Sirmione: il TAR conferma il potere dei Comuni
Il caso più recente è quello di Sirmione sul Garda, dove il TAR della Lombardia ha dato ragione al Comune, riconoscendo la legittimità del regolamento approvato nel 2022 per disciplinare le locazioni turistiche non alberghiere.
Con la sentenza n. 276/2025, il tribunale ha confermato che il Comune ha il diritto – anzi, il dovere – di porre requisiti minimi per gli alloggi affittati a fini turistici. Tra questi: disponibilità di parcheggi, accessibilità per le persone disabili e sicurezza degli impianti. Requisiti concreti, pensati per evitare i disagi che un mercato senza freni può generare: difficoltà per i residenti nel trovare casa, pressione sul traffico, trasformazione irreversibile dei centri storici.
L’Amministrazione comunale ha accolto la sentenza con soddisfazione, definendola un “riconoscimento dello sforzo per un turismo di qualità, equilibrato e rispettoso del tessuto urbano”.
Non è solo una questione normativa, ma una sfida culturale: riportare il concetto di accoglienza dentro un contesto di sostenibilità, non solo economica ma anche sociale.
Arco: prime verifiche sulla base della Legge Gilmozzi
A pochi chilometri da Sirmione, anche Arco ha iniziato a muoversi. Con una strategia diversa ma ispirata dallo stesso principio: garantire ai residenti, soprattutto giovani e lavoratori, il diritto alla casa.
Nei giorni scorsi si è appreso dalla stampa che la giunta guidata dalla sindaca Arianna Fiorio ha avviato le prime verifiche sugli alloggi turistici, applicando la cosiddetta “Legge Gilmozzi”, norma provinciale (L.P. 16/2005) che impone l’uso a residenza ordinaria per gli edifici di nuova costruzione nei comuni turistici.
“Abbiamo cominciato dai casi più evidenti – spiega la sindaca, intervistata dal quotidiano L’Adige – incrociando i dati degli alloggi vincolati con quelli dei Cipat (i codici identificativi degli alloggi turistici). Nei casi più chiari sono già partiti gli inviti a regolarizzare, e presto arriveranno le prime contestazioni formali”.
La mossa della giunta arcense è solo il primo passo. Tra le ipotesi sul tavolo anche l’adesione alla Fondazione Abitare Trentino, che potrebbe incentivare i proprietari a reimmettere sul mercato residenziale gli appartamenti vuoti, offrendo garanzie e supporto.
Ma non tutti sono d’accordo. Alcuni cittadini, coinvolti dalle verifiche, promettono battaglia legale, lamentando una mancanza di chiarezza sull’applicazione della norma e temendo ripercussioni sulle economie familiari fondate sull’ospitalità turistica.
Questione nazionale, risposte locali
Mentre il Parlamento fatica a trovare una sintesi normativa sul tema degli affitti brevi, i Comuni si muovono in ordine sparso, ma con crescente decisione. Le sentenze del TAR, le leggi regionali e le iniziative come quella di Arco testimoniano un cambio di passo: il diritto alla casa torna centrale, anche nei territori dove il turismo è una delle principali fonti di reddito.
Emerge una nuova consapevolezza: regolare non significa ostacolare, ma tutelare. La sfida sarà ora riuscire a coniugare l’accoglienza con il diritto all’abitare, senza trasformare le città in vetrine né abbandonare chi da anni vive e lavora con il turismo.
In fondo, la vera sostenibilità comincia dalle fondamenta: da chi, quelle case, le vive davvero.