Traffico, rotatorie, infiltrazioni d’acqua: le armi di “distrazione” di massa
Vi ricordate quella vecchia pubblicità nella quale un tale si risvegliava da un (brutto) incubo al grido, ripetuto, di: “La pancia non c’é più!”?
Più o meno è andata così anche per il traffico nostrano al quale eravamo ormai rassegnati. “La coda non c’è più! La coda non c’è più!”, l’abbiamo sognato giorni fa, probabilmente in fase Rem, come dire che i lunghi minuti passati nell’ ingorgo avevano lasciato il segno, creando i presupposti per le solite domande stupide che, come tali, non saranno degne di risposte… autoritarie. Per esempio: la fine dei lavori della (brutta) passerella pedonale provvisoria sul lato sud del ponte sulla Sarca ha restituito al traffico il doppio senso di marcia e, per magia, la circonvallazione ha messo al bando gli insopportabili intasamenti limitandosi a banali rallentamenti nelle ore di punta. Tutto ciò premesso, e con questa situazione viaria, c’è ancora chi pensa di poter realizzare il senso unico in via della Cinta? Il “progetto” è finito (definitivamente) nella carta straccia o è stato solo accantonato? Vedremo. Intanto abbiamo visto che ad una nostra precedente (stupida, ovvio) domanda c’è stata una risposta, almeno in forma indiretta. La fossa, che avevamo segnalato all’altezza dell’entrata di un campeggio a sud del cimitero, è stata segnalata con un cartello. Un passo avanti. E il passo sarà corto se sarà il preludio a tempestivi e necessari lavori di riempimento, lungo se il cartello rimarrà lì per molto tempo a segnalare il pericoloso inghippo. A lungo magari come la rotatoria al Linfano che (finalmente?) sarà resa più funzionale allargandone il raggio e anche più gradevole dal punto di vista estetico visto che saranno pensionate le brutte divisorie in plastica bianche e rosse che hanno segnalato (provvisoriamente, per carità…) la rotonda per soli 5 anni. Ma la domanda (stupida) dov’è? Visto il grande spiegamento di forze al Linfano, con il presidente Fugatti al quale facevano ala sindaci e assessori, non sarà (l’opera, intendiamo) una delle tante armi di distrazione di massa che caratterizzano la vita politica (non solo trentina) di questi tempi? Una rotatoria, per quanto importante, resta pur sempre una rotatoria, manufatto che dovrebbe trovare posto nelle lunghe liste dell’ordinaria amministrazione e non essere presentato in pompa magna come si conviene ad un nuovo ospedale o ad una scuola. Magari lo sfoggio di autorità sarebbe stato giustificato dal varo di una soluzione (ci accontenteremo anche del solo progetto) scelta per convogliare senza sconquassi nell’Alto Garda il traffico che uscirà (ma quando?) dal tunnel Loppio-Busa. Argomento da mesi circondato dal più assordante silenzio, soprattutto da quando il sostantivo “ritardo” è diventato il comune denominatore dell’opera. Anzi delle opere, se ci mettiamo il teatro di Arco e magari l’entrata a Mori (tanto per uscire dalla Busa). Hanno trovato l’acqua, ohibò, sia nella galleria che negli scantinati della futura Scala arcense, cosa che non avrebbe dovuto sorprendere nessuno, tanto meno chi scava per mestiere, e che invece è diventata motivo e giustificazione per nuovi (colpevoli) ritardi. E allora si inaugurano le rotatorie (anzi, i progetti) o si rispolverano – è cronaca di questi giorni – temi come la circonvallazione di Torbole o la ciclabile che dovrebbe scendere da Nago, opere che appartengono ancora al mondo dei sogni e sono facilmente spendibili per una società sempre più disposta a credere e rifugiarsi nelle fiabe per paura della realtà.
Nello Morandi