Specie invasive in Trentino, Calzà (PD) interroga la Giunta: “Serve una strategia chiara e coordinata”

Le specie esotiche invasive non sono solo un problema per gli ambientalisti: minacciano gli equilibri degli ecosistemi, creano danni all’agricoltura e alla pesca, pesano sulle casse pubbliche e possono persino mettere a rischio la salute delle persone. In Trentino la questione è sempre più attuale e a sollevarla con forza è Michela Calzà, consigliera provinciale del Partito Democratico ed ex vicesindaca di Dro, che ha depositato un’interrogazione scritta rivolta al presidente del Consiglio provinciale Claudio Soini.
Una minaccia sottovalutata
Animali e piante introdotti accidentalmente – o deliberatamente – da altri continenti si diffondono senza freni, colonizzando fiumi, laghi, boschi e persino aiuole urbane. È il caso del visone americano, del gambero rosso della Louisiana, della testuggine palustre americana, ma anche della cozza quagga, già avvistata nel lago di Garda. Specie che competono con quelle autoctone, trasmettono patogeni e compromettono habitat delicati.
“Si tratta di un pericolo silenzioso, che però ha ricadute concrete sulla biodiversità e sull’economia locale”, sottolinea Calzà. L’Unione Europea ha da tempo fissato regole stringenti – come il Regolamento 1143/2014 e i successivi aggiornamenti – che obbligano gli Stati e le Province autonome a prevenire, monitorare ed eradicare le specie invasive. Ma il Trentino, secondo la consigliera, rischia di non essere al passo.
Tra progetti e incertezze
Negli ultimi anni la Provincia ha partecipato a programmi importanti come LIFE+ TEN e LIFE NatConnect2030, finalizzati a migliorare la gestione dei siti Natura 2000 e a contenere le specie aliene. Eppure, denuncia Calzà, “manca una strategia organica e trasparente”.
Un esempio emblematico è proprio il visone americano, presente nel Trentino orientale dal 2013. Nonostante la normativa nazionale e comunitaria imponga piani di eradicazione rapida, ad oggi non risulta attivato alcun intervento strutturato. Una lacuna che, oltre a favorire l’espansione della specie, potrebbe esporre la Provincia al rischio di infrazioni da parte di Bruxelles.
Le domande alla Giunta
Nell’interrogazione, Calzà chiede chiarimenti su punti precisi:
se il Trentino sia davvero in linea con gli obblighi europei;
quali uffici abbiano la competenza diretta sulla gestione delle specie aliene;
se esista un elenco aggiornato e pubblico delle specie presenti sul territorio;
se sia stato avviato un nuovo Atlante provinciale della biodiversità;
quali risultati concreti abbiano dato i piani di contenimento già annunciati;
quali misure siano previste per specie problematiche come gamberi americani, nutrie, ailanto e Panace di Mantegazza.
Non manca un richiamo al tema della formazione e informazione, perché cittadini, tecnici comunali, vivaisti e operatori del verde possano riconoscere tempestivamente le specie invasive ed evitare pratiche che ne favoriscano la diffusione.
Una sfida per la credibilità del Trentino
La consigliera dem mette in guardia: “Il rischio non è solo ambientale, ma anche politico e istituzionale. Un territorio che fa della natura la sua bandiera turistica non può permettersi ritardi e incertezze”.
Il dibattito, insomma, è aperto. Resta da capire se la Giunta provinciale risponderà con un piano operativo chiaro e tempestivo o se il tema delle specie invasive continuerà a restare sullo sfondo, mentre il Trentino vede crescere il numero di ospiti indesiderati nei suoi fiumi, laghi e boschi. (n.f.)