Sparita di nuovo l’ochetta della fontanella ai giardini di Arco
Non è un’opera d’arte battuta all’asta da Christie’s. Non ha un valore intrinseco tale da creare un mercato clandestino. Non è un pezzo d’artista. Eppure, piace. Nel suo piccolo è un simbolo della città di Arco. Quasi quanto il Castello. Così tanto che periodicamente siamo costretti a scriverne. La (triste) protagonista della nostra storia è ancora lei: la piccola ochetta in bronzo che regala ristoro agli assetati sulla fontanella in marmo all’interno dei giardini centrali di Arco. Quella in via Marconi, accanto al chiosco, è stata strappata e portata via. Di nuovo. A pochi mesi dal precedente furto, avvenuto a luglio dell’anno appena salutato (leggi). La scorsa estate, dopo la segnalazione dell’accaduto, il vicesindaco Zampiccoli si era messo all’opera, per far installare una nuova ochetta sulla fontanella. In poche settimane, una nuova ochetta aveva ricominciato a far zampillare acqua (leggi). Non era uguale all’originale, ma verosimile. Come quella vandalizzata nel 2012.
Ebbene, a cinque mesi di distanza siamo a raccontare un nuovo furto dell’ochetta. Si dirà. Non avete altro da scrivere. Pensate alle cose serie. Critiche più che giustificate. Ma la sua assenza non è passata inosservata agli arcensi. Tanto che un agente della Polizia Locale Intercomunale ha effettuato alcune foto, su segnalazione di alcuni cittadini solerti e amanti del decoro urbano.
Il furto o vandalismo, come lo si voglia chiamare, è avvenuto attorno ai giorni di Natale. Chi ha strappato l’ochetta in metallo è stato attento a non distruggere le nuove tubazioni dell’acqua, installate la scorsa estate dagli operai del cantiere comunale. I quali avevano usato anche tutte le precauzioni e colle speciali per attaccare saldamente l’ochetta sul marmo della fontanella. Tanta fatica per nulla. Il maleducato di turno (per non usare espressioni triviali) ha colpito ancora. C’è chi spera nel Karma. C’è invece chi si augura che l’autore del gesto faccia un passo indietro e restituisca l’ochetta. Anche senza una lettera di scuse per la “goliardata”.