“Riva e Arco voltano pagina”: il professor Tamburini applaude la svolta e richiama alla vigilanza civica

Le elezioni comunali del 18 maggio 2025 hanno sancito un cambio di rotta netto per i due principali centri dell’Alto Garda. Con una vittoria decisa, Arianna Fiorio ad Arco e Alessio Zanoni a Riva del Garda – entrambi espressione del centrosinistra – sono stati eletti nuovi sindaci, segnando la fine di un lungo ciclo amministrativo. A commentare con passione e spirito critico questo momento politico è il professor Augusto Tamburini, storico intellettuale di Arco, con una lettera aperta che è molto più di un semplice endorsement: è un appello alla responsabilità civile e alla rinascita etica e ambientale della “Busa”.
Con il titolo evocativo “Nessun dorma”, Tamburini invita cittadini e cittadine a non abbassare la guardia, neppure di fronte a una vittoria attesa e condivisa. Il suo è un messaggio di pieno sostegno ai neoeletti Fiorio e Zanoni, ma anche un’esortazione a rompere con un passato recente che, a suo dire, ha tradito lo spirito originario di queste terre.
“Ciò che negli ultimi decenni di caotico sviluppo territoriale, noti anche come ‘falso progresso’, non è più accaduto è il rispetto per la nostra identità e il nostro paesaggio”, scrive Tamburini, denunciando quello che definisce il “saccheggio della Busa”.
Il professore parla con toni duri di “cementificazioni selvagge”, di “amministratori distratti” e di una politica ridotta a strumento per interessi personali, sottolineando come tutto ciò abbia alimentato una disaffezione diffusa, testimoniata anche dal crescente astensionismo.
Tuttavia, nella sua lunga riflessione, non manca una nota di speranza. Tamburini riconosce nei nuovi sindaci l’opportunità di avviare una stagione di dialogo e cooperazione tra Arco e Riva, spesso divise da rivalità e competizioni sterili:
“Dovrete rompere imbarazzanti silenzi e la fatale concorrenza che in questi ultimi anni si è vista tra i due Comuni. Serve una nuova alleanza umana e istituzionale”, scrive, invocando un ritorno a un umanesimo politico, fatto di sobrietà, rispetto, cura del territorio e coesione sociale.
Nel suo testo traspare anche una profonda nostalgia per una Busa che non c’è più: quella della semplicità, dell’accoglienza genuina, della bellezza condivisa, vissuta e amata nei secoli da poeti, artisti e viaggiatori provenienti da tutta Europa. Un mondo, osserva Tamburini, ormai spazzato via da una modernità spesso cieca e predatoria.
Il monito conclusivo è chiaro: “Vigilanza, onestà, trasparenza. E una barra dritta”, sono le condizioni imprescindibili perché la fiducia riposta nelle nuove amministrazioni non si tramuti, ancora una volta, in delusione.
Un messaggio che richiama ogni cittadino alla propria responsabilità collettiva, per non lasciare che la politica torni a essere cosa distante e opaca, ma strumento di costruzione condivisa di un futuro più giusto e sostenibile.
Concludendo la sua lettera con un saluto amichevole e gli auguri ai nuovi primi cittadini, il professor Tamburini si affida al passaparola degli ideali: “Se siete d’accordo con queste mie riflessioni, condividetele fra tutti i vostri conoscenti e amicizie”.