Riaperto il Parco Arciducale di Arco, 400 piante testimoni della storia

Nella giornata di sabato 28 giugno riapre al pubblico il parco Arciducale di Arco. Testimone di un antico giardino che l’arciduca Alberto d’Asburgo aveva voluto attorno alla sua villa a fine Ottocento, è stato oggetto di un importante intervento di restauro e rivalorizzazione del patrimonio botanico e architettonico, iniziato nell’aprile del 2023. I lavori hanno subito un notevole rallentamento dovuto alle difficoltà della ditta che ha eseguito i lavori che, secondo programma, dovevano durare un solo anno.
Il parco si estende su un’area di circa due ettari con 400 diverse specie arboree e arbustive, è gestito dal Comune di Arco assieme al Muse con attività di educazione ambientale rivolte in particolare alle scuole e di monitoraggio dello sviluppo delle piante soggetto al cambiamento climatico.
«Benvenuti a tutti in questo luogo bellissimo – ha detto la sindaca Fiorio alla visita di apertura riservata alla stampa – che finalmente dopo due anni riapre, e direi che lo fa nel momento della sua miglior forma e del suo miglior aspetto. Era importante per noi riuscire ad aprirlo per l’estate, queste giornate così calde oltretutto lo rendono un rifugio ideale. Oggi siamo noi ad aprirlo, ma in realtà è un lavoro che parte dall’amministrazione passata, per questo abbiamo invitato l’ex sindaco e l’ex vicesindaco. Come minoranza in passato qualche osservazione l’abbiamo fatto, ma è normale, c’erano punti di vista diversi su qualche particolare, però adesso l’importante è il risultato. Con una puntualizzazione: come ci è stato richiesto, faremo sbarrierare il vialetto a nord, ma non aveva senso ritardare l’apertura e lo faremo più avanti. Adesso un aspetto da curare sarà la gestione, perché il parco è un organismo vivo che ha continuamente bisogno di manutenzione e di attenzione, e lo faremo nel miglior modo possibile».
«Pensate che il parco che vediamo adesso è un quinto di quello che l’arciduca Alberto d’Asburgo aveva fatto realizzare alla fine dell’Ottocento -ha detto il prof. Romano Turrini- e che le specie prima dei lavori erano circa 200, adesso sono il doppio, quindi si è arricchito in maniera formidabile. Vedrete che attorno alle grandi piante è stata creata una zona di rispetto con erbe e fiori, che quando saranno fiorite daranno un risultato meraviglioso. Le serre si possono criticare, ma aspettiamo che siano fiorite le piante che ci sono in quella al sole, che vengono dalle Canarie, e quelle della serra all’ombra, che sono felci. E poi, da ex insegnante, vorrei rimarcare l’importanza di questo luogo per la didattica, che andrà valorizzata ancora di più in collaborazione col Muse e con altri enti. È anche un bellissimo biglietto da visita che noi offriamo insieme al castello, quindi due valori da curare e valorizzare. Ma intanto ci sono delle grosse novità da vedere, più una curiosità: nella parte bassa c’è una finestrella rotonda: affacciatevi e sentirete l’acqua scorrere. È il segno del vecchio acquedotto, lì passa il tunnel dell’acqua che nell’Ottocento veniva captata per alimentare le fontane».
«La riqualificazione botanica del parco -ha scritto Costantino Bonomi, responsabile dell’area botanica del Muse- ha arricchito la diversità di specie presenti di circa 200 unità, per un totale di quasi 400 specie, per dare maggiore resilienza al parco seguendo due criteri ispiratori: recuperando piante originariamente presenti nel parco e successivamente scomparse quali camelie, agrumi, pistacchi, palme da dattero, ginkgo e conifere nordamericane come Douglasie e Tuje; e inserendo nuove specie coerenti con la tematizzazione di giardino d’inverno, ovvero specie sempreverdi dalla fioritura invernale quali clivie, piante del tè, nuove palme insolite, felci arboree e nelle nuove serre molte piante delle isole Canarie come la pianta del sangue di drago, e molte specie tropicali come il caffè, il cacao, il mango e le banane».