Repubblica dell’Artsakh: da Riva del Garda la richiesta di riconoscimento

Redazione08/01/20213min
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Giovedì 7 gennaio il Comune di Riva del Garda ha spedito la lettera con cui il sindaco Cristina Santi chiede allo Stato italiano di riconoscere formalmente la Repubblica dell’Artsakh (Nagorno Karabakh).
Questo dando seguito a quanto deciso dal Consiglio comunale di Riva del Garda, che nella seduta del 28 dicembre all’unanimità ha approvato una mozione sul tema, proposta dal consigliere comunale con delega alla pace Simone Fontanella. La lettera è indirizzata al ministro degli esteri Luigi Di Maio e, per conoscenza, al presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte e al presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella.
«On. sig. ministro -scrive il sindaco- i drammatici eventi bellici che hanno interessato la regione di Nagorno Karabakh (chiamata in armeno Artsakh) tra settembre e novembre 2020, di cui siamo venuti a conoscenza soprattutto grazie ai nostri concittadini più vicini alla comunità armena in Italia, hanno molto colpito la popolazione e gli amministratori del Comune di Riva del Garda, di cui sono sindaco. Il Consiglio comunale di Riva del Garda, facendosi interprete di questa sensibilità, ha approvato unanimemente l’accorata mozione che Le invio in allegato, con la quale chiediamo a Lei e al Governo italiano di:
riconoscere tempestivamente e formalmente lo Stato di Artsakh (Nagorno Karabakh) perché diventi direttamente un interlocutore autorevole del nostro Paese; questo atto non solo avvicinerà il ripristino della verità storica e attuale, ma contribuirà significativamente a prevenire future conflittualità in vista della firma di una pace duratura;
farsi parte attiva per aiutare le popolazioni funestate da questo conflitto, attraverso i corridoi umanitari attualmente garantiti dalla comunità internazionale.
Siamo infatti convinti che l’azione diplomatica internazionale, in situazioni di tensione tali da portare fino all’estrema conseguenza di un’aggressione militare, sia un dovere da parte del nostro Paese, che fin dalla Costituzione “ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.
Il riconoscimento dello Stato di Nagorno Karabakh (Artsakh) è un atto di civiltà che può portare all’attuazione di una azione giusta, ma anche e soprattutto la fine di un silenzio che nei decenni sta diventando un atto di complicità con le ingiustizie e con i crimini perpetrati da un secolo a questa parte contro quelle popolazioni».

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