Recupero del parco di Villa Angerer: tutte le immagini del restauro

Proseguono i lavori di recupero del parco storico di Villa Angerer, un gioiello ottocentesco che custodisce rari esemplari botanici e preziosi manufatti architettonici. A presentare l’intervento è stata l’assessora provinciale alla Cultura, Francesca Gerosa, che ha sottolineato come la cura del parco «non sia solo tutela, ma anche un investimento sulla memoria, sull’identità e sul futuro del territorio». L’obiettivo è restituire dignità a un patrimonio che racconta la storia della comunità e aprirlo al pubblico già nell’estate del prossimo anno.
Accanto all’assessora erano presenti l’assessore comunale alla Cultura Massimiliano Floriani, il dirigente della Soprintendenza Franco Marzatico, l’architetto Cinzia D’Agostino, i responsabili dei servizi provinciali coinvolti e i rappresentanti dell’associazione Tutela Romarzollo.
Il dirigente Marzatico ha ricordato che la sistemazione del parco è propedeutica al recupero della villa, «in linea con la Convenzione di Faro, che valorizza la partecipazione delle comunità locali». Floriani ha definito la villa «un luogo del cuore per Arco» e ha ringraziato Provincia e Soprintendenza per l’impegno. Gratitudine condivisa anche dall’associazione Romarzollo, che ha espresso apprezzamento per il progetto di risanamento.
I lavori, avviati lo scorso febbraio e coordinati dall’UMSt Soprintendenza con l’Agenzia provinciale per le opere pubbliche, si concluderanno in autunno. Gli interventi hanno riguardato fontane, scalinate, balaustre e cancellate, oggetto di restauro e consolidamento, mentre il Sova ha messo in sicurezza alcune piante monumentali. L’investimento complessivo è di circa 120mila euro.
Il recupero si inserisce in un percorso più ampio: oltre al restauro del parco, sono previsti nuovi studi in collaborazione con l’Università di Trento, con un finanziamento di 70mila euro, per valutare la compatibilità delle future destinazioni d’uso della villa, tra cui l’ipotesi di un polo culturale legato alla Collezione Caproni.
Infine, sono già in programma ulteriori lavori del valore di 250mila euro per realizzare il nuovo impianto irriguo e idraulico, restituendo acqua alle fontane e ricostruendo il disegno storico del giardino.
Villa Angerer, simbolo della memoria e della storia locale, si prepara così a tornare a essere uno spazio di bellezza e fruizione culturale per tutta la comunità.
Villa Angerer, note storiche
La villa e il parco risalgono all’Ottocento, per la precisione al 1873, durante il periodo del Kurort austriaco, quando Arco si affermò a livello europeo come stazione di cura, apprezzata dalla nobiltà e dalla borghesia austro-ungarica. L’arciduca Alberto d’Asburgo e altri personaggi illustri arrivarono ad Arco per costruire ville e giardini, approfittando del clima, mitigato dalla presenza del Lago di Garda. Il giardino di Villa Angerer era particolarmente favorevole perché protetto dai venti freddi provenienti da nord.
L’Ottocento fu inoltre epoca di mode botaniche. Spedizioni verso il Nord America e l’estremo oriente portano in Europa nuove specie che arricchirono i giardini europei e nel nostro caso di Arco, stazione favorevole anche per le piante. Fra quelle presenti storicamente nel parco di Villa Angerer vi erano la Quercus suber (sughera), il Quercus ilex (leccio), ma anche l’alloro, le canfore, il lentisco, l’arancio amaro descritte nel 1898 dal consigliere imperiale Max Kuntze nella guida “Arco nel Tirolo meridionale”. Nel parco si trovano ancora alcune rarità botaniche come un gigantesco Cupressus funebris (cipresso funebre), una camelia che fiorisce regolarmente, alcuni grandi cedri, una sequoia della California, una Torreya e monumentali magnolie, cedri e cipressi.
Il complesso di Villa Angerer con l’esteso parco cinto da mura, che si estende per circa 30.000 metri quadrati, fu ceduta negli anni 30 del secolo scorso dalla famiglia proprietaria all’Istituto Fides e successivamente trasformata in sanatorio per il clero, con l’aggiunta di nuovi edifici, destinati alla cura o di servizio. Nel 1983 il compendio è passato alla Provincia e nel 1994 è stato rimosso il vincolo di destinazione sanitaria, infine nel 2004 è stato riconosciuto bene di interesse culturale dalla Soprintendenza. Il giardino storico è sottoposto a manutenzione periodica da parte del Sova – Servizio provinciale per il Sostegno Occupazionale e la Valorizzazione Ambientale.