RBP: Gian Pietro, Domenico e Atos, i Tre Moschettieri della spesa

Vittorio Colombo24/08/20254min
RBP CON FONDATORI

Metteteci il fatto che erano in tre e che erano, per amore e per interesse “Tutti per uno e uno per tutti”. Aggiungete, a questo punto, il carico: uno dei tre si chiamava “Atos”. Che volete? più di così! Insomma, era destino che i Rivani chiamassero il trio “Raggi-Bianchi-Planchestainer” i “Tre Moschettieri della Spesa”. Poi, quel che ci voleva era un marchio alla Zorro, ma più geniale, proprio da far saltare i tappi delle bottiglie. Idea: lanciamo “RBP”. Una cannonata! “Raggi Bianchi Planchestainer”, da dire di corsa, senza prender fiato, tanto che le donne che vi facevano la spesa chiamavano il loro bottegone “Pipipì”.
Così, cari amici, era conosciuta la loro cattedrale, la Notre Dame del Commercio rivano, il fantastico, da tutti conosciuto, da tutti amato, “Supermercato RBP”, gloria di viale Prati in quella Riva che, nei primi anni Settanta, ebbe la gioia di dare i Natali, ed anche le Pasque, ad una delle avventure commerciali più esaltanti di Riva. Che dico? più grandi del Trentino e dell’intero “Globo terracqueo”, tutto compreso nel prezzo. I tempi erano maturi. I nostri Tre Moschettieri erano amici oltreché proprio dei bei personaggi, capaci non solo nel loro lavoro, ma anche nel sociale e nello sport. Poi erano complementari: Gian Pietro Raggi era la divinità della verdura di ogni tipo e dimensione; Domenico Bianchi, con il suo bello stoccafisso a mo’ di insegna sopra la porta del negozio, recava in dote alimentari e derrate varie; il terzo dei “Magi”, non solo Re del presepio rivano, ma anche trafficante di “Dadi” da minestra e minestrone, l’Atos Planchestainer era, oltreché leader Benacense, un macellaio con pezzi di bue in via Disciplini. Bene, fin qui ci siamo. Nei giorni dell’inaugurazione (l’anno è controverso e chi ci ha lavorato su questo litiga) la città non dormì per i festeggiamenti. Si mise in campo anche uno specchietto per le “Allodole”, così allora erano chiamate le massaie che, sul far della spesa, spesso perdevano la tramontana. Lo ”specchietto” acchiappa-massaie era una scala mobile. Vera, intendiamoci, proprio una di quelle che vanno da sole. Andava però solo in su, perché quel che importava era che i clienti salissero ai piani alti, poi chi s’è visto s’è visto. Potevano anche passare la notte negli scaffali, basta che non toccassero niente. Fu, in ogni caso, un successone! Il Tris “Verdura-Alimentari-Carne” fece sfaceli. Poi, i Nostri erano davvero vulcanici. Spararono cartucce al fulmicotone con iniziative che ancora fanno sognare. E allora via con la meraviglia dei gettoni personalizzati, fatti di “bandèla”, da ben 50 e addirittura da 100 lire, via con latterie e lotterie, estrazioni di biglietti e ricchi premi a pioggia. Si consegnarono pacchi e montagne di beni da mangiare e da digiunare, e perfino macchine. Dico sul serio, macchine vere con motore e quattro ruote. Per i non credenti ci sono le foto della consegna delle auto con tanto di cartello, con nome e cognome dei fortunati, bene esposto alle vetrine dell’RBP, poi affiliato Standa, così tanto per esagerare. Li abbiamo conosciuti tutti e tre. Il Gian Pietro, il Domenico e l’Atos erano capaci nella professione e nelle passioni ed erano simpatici e di compagnia. Proprio personaggi come non ce ne sono più. Di certo questo scritto, un po’ scherzoso, a loro, presi uno ad uno o assieme, per prendere tre e pagare due, sarebbe piaciuto. E sarebbe piaciuto anche alle massaie dell’“Andiamo a fare la spesa al Pipipì?”.
Vittorio Colombo