Quale futuro per i lavoratori del settore dell’accoglienza agli immigrati?

Entro quindici giorni il Governo provinciale formerà l’atteso tavolo operativo che affronterà il problema occupazionale relativo agli addetti rimasti senza lavoro nel settore dell’accoglienza agli immigrati.
È il risultato raggiunto oggi al termine dell’incontro a palazzo della Regione chiesto dai sindacati e celermente promosso dal presidente Walter Kaswalder.
Il lavoro è sempre lavoro, ha detto l’assessore Spinelli, escludendo la volontà di non occuparsi di chi ha lavorato attorno alla permanenza degli immigrati stranieri. L’Agenzia del Lavoro è pronta a ragionare, ha aggiunto l’assessore, e possiamo metterci a ricercare assieme – un po’ sul modello del caso Sait – possibili, nuovi sbocchi occupazionali, magari non nello stesso settore dell’accoglienza, che risente inevitabilmente dell’oggettivo calo del numero di ingressi nel nostro Paese.
Luigi Diaspro (Fp Cgil): non ci sono solo lavoratori licenziati, c’è anche un indotto che ne risente e ci sono lavoratori colpiti da demansionamento e dequalificazione.
Silvano Pomini (Cisl): rischiamo che giovani trentini debbano emigrare per trovare un lavoro, nonostante professionalità che meritano di certo d’essere valorizzate e reimpiegate in altri ambiti dei servizi sociali trentini, del settore sanitario o nei centri per l’impiego.
Walter Alotti (Uil): si sta colpendo il territorio trentino, perché molti dei lavoratori in questione non operano a Trento, ma nella valli, ragione per la quale sono anche più distribuiti e meno visibili.
Marcella Tomasi (Flp Uil): c’è un silenzio preoccupante attorno a questa crisi, anche la Federazione dei consorzi cooperativi non fa la sua parte.
I consiglieri provinciali.
Filippo Degasperi (5 Stelle) ha definito “strana” la disattenzione della Provincia che c’è stata in questi sei mesi attorno al futuro occupazionale di questi addetti. Alessandro Olivi (Pd): c’è il rischio che si sviluppi una crisi invisibile, perché non si tratta di una grande azienda in crisi, ma della polverizzazione di situazioni individuali. La Provincia deve farsi carico di queste persone.
Paolo Ghezzi (Futura): il presidente Fugatti ha di fatto chiuso un’attività da 140 addetti e poi per sei mesi nemmeno apre un tavolo con i sindacati. Ci vedo una profonda mancanza di rispetto, si dice prima gli italiani e poi non ci si occupa di questi lavoratori trentini.
I lavoratori.
Anna Brugnoli, ex Cinformi: ci sono 13 o 14 soggetti diversi che lavorano in questo settore, per cui il quadro è frastagliato. Molti sono contratti a termine, ci sono insegnanti di italiano, operatori legali, formatori. Gli addetti rimasti a casa sono tanti.