Parco Libertà a Riva: tra memoria cancellata e architettura contestata

Un parcheggio sotterraneo, un parco urbano costruito sopra, un “biolago” di cemento, mura storiche abbattute o affossate. È questo, secondo molti cittadini, l’eredità controversa della trasformazione dell’area dell’ex cimitero ottocentesco di Riva del Garda, oggi denominata “Parco della Libertà”, a pochi passi dalla palestra intitolata a Eugenio Impera.
La questione è tornata al centro del dibattito grazie a un post pubblicato nella pagina Scempi in Trentino – ovvero orrori edilizi in Trentino, dove l’autore Antonio Silvi ha tracciato un lungo atto d’accusa contro la qualità progettuale e le scelte urbanistiche compiute negli ultimi anni.
Dalla memoria storica al parcheggio
Per comprendere l’attuale polemica bisogna tornare indietro nel tempo. L’area su cui oggi sorge il parco era infatti occupata da un cimitero ottocentesco dalle mura ottagonali, un impianto di pregio architettonico che conservava cipressi secolari e che rappresentava una pagina significativa della storia cittadina.
Con il via libera della Soprintendenza della Provincia autonoma di Trento, il cimitero è stato progressivamente smantellato. Prima trasformato in parcheggio provvisorio, poi sacrificato all’ultima grande operazione urbanistica: la costruzione del parcheggio interrato e del soprastante Parco delle Libertà.
Un parco che non convince
L’idea di fondo – restituire un’area verde alla città – si è scontrata, secondo i critici, con una realizzazione giudicata poco funzionale. Il parco, privo di ombra adeguata, sarebbe «impraticabile nelle ore di sole, soprattutto d’estate», tanto che qualcuno ironizza sul fatto che per trovare refrigerio sia meglio scendere nel parcheggio sotterraneo.
Il cosiddetto “biolago” è stato definito «un bacino di cemento travestito», con acqua che sgorga da un cilindro grazie a pompe elettriche e con sponde che, anziché integrate con rocce e materiali naturali, mostrano l’aspetto artificiale della vasca.
Le mura ottocentesche superstiti, che in teoria avrebbero dovuto essere valorizzate, risultano in gran parte demolite o coperte. E l’apertura totale del parco alle strade circostanti, osservano i critici, lo rende meno sicuro: il traffico si vede e si sente, i bambini possono facilmente sfuggire al controllo dei genitori, la ciclabile che lo attraversa aumenta i rischi di incidenti.
La mancanza di visione
La polemica non riguarda solo la qualità estetica o funzionale del progetto, ma anche la mancata capacità di visione. «Un giardino non è un oggetto di design – scrive Silvi – ma deve rispettare regole codificate da secoli». Il confronto proposto è con i grandi esempi del passato: dai giardini dei Gonzaga a Mantova, loggiati e fontane pensati per il benessere e la bellezza, al giardino della Reggia di Colorno, ricostruito seguendo stampe settecentesche.
Sopra un parcheggio, sottolinea la critica, non si può pensare di realizzare un parco vero e proprio: mancano profondità di terreno e radici robuste, e senza pergolati, loggiati o alberature mature, l’area rischia di restare uno spazio deserto nei mesi caldi.
Ombre e domande aperte
Il Parco delle Libertà avrebbe dovuto rappresentare un nuovo polmone verde per Riva del Garda, capace di coniugare memoria storica, sostenibilità e qualità urbana. Invece, a pochi anni dalla sua realizzazione, è diventato simbolo di scelte controverse: un progetto percepito come incompleto, poco accogliente e lontano dal rispetto della storia del luogo.
La domanda che resta aperta è se vi sia ancora margine per correggere il tiro: aggiungendo ombra, pergolati, elementi di protezione e una maggiore valorizzazione delle tracce storiche rimaste. Perché, come sottolineano i cittadini, non basta un nome evocativo per trasformare un’area urbanistica in un vero parco della libertà.
(n.f.)