Parco della Libertà, l’ex assessore Matteotti replica: “Da area degradata a spazio di comunità”

Attorno al nuovo Parco della Libertà e al parcheggio interrato di via Galas a Riva del Garda il dibattito continua ad accendersi. Da un lato le critiche serrate di Antonio Silvi (leggi) e della pagina Scempi in Trentino, che parlano di “progetto mediocre”, di “parco di cemento” e addirittura di “azione nefasta” sull’ex cimitero ottocentesco. Dall’altro la replica pacata ma determinata dell’ex assessore ai Lavori pubblici, l’ingegner Pietro Matteotti, che rivendica le scelte della giunta guidata dal sindaco Cristina Santi e ne spiega le ragioni, tecniche e urbanistiche.
“Da area degradata a spazio di comunità”
Matteotti parte da un ricordo dello stato in cui versava l’area fino a pochi anni fa: un parcheggio sterrato, polveroso, disseminato di buche e con i vecchi cipressi assediati dalle auto. “Era una situazione indecorosa, in pieno centro – spiega –. Non solo antiestetica, ma anche pericolosa per chi frequentava la zona”.
L’ex assessore rivendica il “coraggio” della giunta Santi nell’aver creduto a un progetto che ha unito la creazione di 223 posti auto interrati su 6.000 metri quadrati con la restituzione alla città di 10.000 metri quadrati di superficie a parco, di cui 4.000 a verde profondo.
“Le critiche non meriterebbero risposta – afferma – ma sono tanti i cittadini che, spontaneamente, mi hanno fermato in questi mesi per manifestare apprezzamento per l’opera. Il decoro urbano è stato finalmente recuperato in una delle aree più centrali della città”.
Il confronto con i progetti precedenti
Matteotti ricorda come l’idea di un parcheggio interrato fosse già stata presa in considerazione dalle precedenti Amministrazioni, da Molinari a Mosaner. “Noi abbiamo scelto una soluzione più equilibrata – spiega – con un parcheggio unico interrato e un parco soprastante, senza sacrificare metà dell’area come avrebbero previsto i progetti precedenti”.
Funzioni e destinazioni future
Il nuovo parco, secondo Matteotti, non è solo prato e vialetti. Sono già predisposti spazi precisi:
3.000 mq per l’Istituto Riva 1, così da ampliare gli spazi di scuole medie ed elementari;
Sala Langer sbarrierata, con accesso diretto da via Guella;
2.000 mq di area giochi, collocati tra la palazzina e il biolago;
un centinaio di alberi di alto fusto, tra cipressi, ulivi, gelsi e piante mediterranee;
impianti di videosorveglianza già predisposti.
“Un parco ha bisogno di tempo per crescere – ricorda Matteotti –. Non basta piantare alberi: serve cura, manutenzione e rispetto. Chi si ferma oggi a giudicare dimentica che il verde è un investimento sul futuro”.
La questione della stele e della palazzina
Non mancano riferimenti ai dettagli che hanno acceso il dibattito. Matteotti difende la scelta originaria di ricollocare la stele dei Martiri XXVIII Giugno presso l’ingresso del parco: “Era la posizione più naturale, come avviene in tanti parchi italiani ed europei. La nuova amministrazione ha deciso diversamente, ma resto convinto che fosse la scelta migliore”.
Sulla palazzina, invece, l’ex assessore rilancia un’idea precisa: trasformarla in caffè letterario, un luogo di incontro culturale con esempi già consolidati in città italiane ed europee. “Non un bar qualsiasi – sottolinea – ma un punto di riferimento per eventi, dibattiti e socialità, arricchito da libri, piccole biblioteche e spazi accoglienti”.
La replica alle accuse di Silvi
Alle critiche di Antonio Silvi – che parla di “prato sopra un parcheggio” e di “biolago finto” – Matteotti risponde indirettamente, sottolineando la differenza tra un progetto di semplice arredo e una vera rigenerazione urbana:
“Un ettaro di verde nel cuore di Riva è una conquista. Il parco non va giudicato oggi, ma tra dieci anni, quando le alberature cresceranno e gli spazi troveranno la loro piena funzione. Si tratta di un’opera che la città attendeva da decenni e che restituisce centralità e vivibilità a una zona dimenticata”.
Un passo importante per la città?
Il dibattito sul Parco della Libertà non si fermerà qui: da un lato chi lo vede come “parcheggio mascherato”, dall’altro chi lo considera un passo avanti per la qualità urbana di Riva del Garda.
Matteotti chiude con una riflessione personale: “Ho cercato di fare il mio lavoro al meglio, affrontando i problemi e trovando soluzioni. Saranno i cittadini, e gli ospiti che vivranno il parco negli anni, a giudicare l’opera. Io credo che sia stato fatto un passo importante per il futuro della città”.
(n.f.)