Organo della Collegiata di Arco: raccolta fondi per il restauro

Fabio Galas12/08/20213min
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L’Organo della chiesa Collegiata S. Maria Assunta di Arco necessita di un delicato ed urgente intervento di restauro. Polveri, ossidazioni e altri fattori di degrado minacciano il futuro del capolavoro di arte e meccanica che è emblema e testimone “sonoro” dell’evoluzione della cittadinanza arcense.
Si tratta di un progetto iniziato nel 2017 dal precedente parroco don Walter Sommavilla e che ora vede il suo proseguimento.
Per salvare quest’opera è stato elaborato un progetto, in collaborazione dell’organaro Andrea Zeni di Tesero, che prevede il riutilizzo di tutte le canne del vecchio organo integrate e redistribuite su tre manuali con pedaliera, trasmissione meccanica, 43 registri per un totale di 2474 canne. Anche per la cassa è stato redatto un progetto di restauro e consolidamento studiato dal Consorzio ARS di Trento.
È sorto, poi, un ulteriore problema: si dovranno fare i calcoli statici per rinforzare il basamento della nuova opera che avrà un peso notevolmente maggiore.
Il costo complessivo delle operazioni di restauro è di circa 480 mila Euro. Un impegno che la Parrocchia vuole onorare per le future generazioni. Una parte arriverà dalla Provincia, ma per il rimanente il Consiglio Pastorale ha creato una Campagna di raccolta fondi dal nome “2.474 note per la Collegiata di Arco”, per sensibilizzare e sostenere il restauro dell’Organo, facendo appello a coloro che voglio ridare voce all’antico strumento e fari riecheggiare le melodie nella Collegiata.
Partecipando alla raccolta fondi sarà possibile entrare a far parte dell’Albo dei Donatori, associando il proprio volto alla campagna sul sito ufficiale della Chiesa Collegiata di Arco, con la possibilità di ricevere un invito per partecipare al concerto di inaugurazione in Chiesa e una visita guidata durante la ricostruzione dell’organo stesso.
L’organo presente in cantoria venne costruito nel 1893 dalla ditta Gebrüder Meyer Di Feldkirch (Voralberg – Austria). Aveva due tastiere e pedaliera, 29 registri per un totale di 1777 canne e fu edificato nella cassa dell’organo precedente costruito dalla ditta Bonatti di Desenzano nel 1732.
Uno strumento che è emblema e testimone “sonoro” dell’evoluzione della città, ma che ora necessita di un accurato restauro per ridare splendore al suono, oltre che alle parte prettamente più visiva delle incisioni lignee di pregio. Il parapetto della cosiddetta “cantoria”, ossia lo spazio dedicato alle operazione canore e musicali della Liturgia, è sorretto da sei colonne in ammonitico rosso e capitelli corinzi in stucco ed ha una decorazioni di quattro bassorilievi raffiguranti il peccato originale, la cacciata da paradiso terrestre, il sacrificio di Isacco e Giacobbe venduto dai fratelli. Inoltre sono raffigurati sette musicanti, il direttore  vestito da Sacerdote e da una figura priva di strumenti. L’imponente cassa dell’organo, invece, è a tre fornici con mensoloni e capiteli dorati.

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