Mobilità sostenibile, l’ex sindaco Betta: “In Trentino la Bike Lane, ad Arco tutto fermo”

Redazione02/09/20254min
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La strada verso una mobilità più sicura e sostenibile passa anche dalle Bike Lane, le corsie ciclabili urbane che la Provincia autonoma di Trento ha scelto di promuovere con una campagna di sensibilizzazione appena lanciata a Palazzo della Provincia. L’obiettivo dichiarato dal presidente Maurizio Fugatti è chiaro: “rendere le nostre strade più sicure e la convivenza tra ciclisti e automobilisti più serena”. Non piste ciclabili in senso stretto, ma segni tracciati sull’asfalto per ricordare che lo spazio stradale è condiviso e che il rispetto reciproco è la vera infrastruttura di cui c’è bisogno.

Il progetto, che nei mesi scorsi ha visto nascere oltre 30 chilometri di corsie ciclabili in Val di Cembra e lungo la Paganella, nasce anche come segno tangibile di memoria: quella di Sara Piffer e Matteo Lorenzi, giovani promesse del ciclismo trentino tragicamente scomparse durante gli allenamenti. Una ferita che ha lasciato il segno nella comunità sportiva e che ha rafforzato l’impegno delle istituzioni a fare di più per la sicurezza in strada.

 

 

La campagna di comunicazione, che affianca la realizzazione delle corsie, punta molto sull’educazione e sul coinvolgimento dei cittadini: video con il campione del mondo Maurizio Fondriest, clip ironiche e leggere affidate a due giovani ciclisti, spot radio e social. Un mix per raggiungere adulti e ragazzi, automobilisti e pedalatori. Il messaggio di fondo è uno: la strada è di tutti, ma va rispettata con responsabilità.

Eppure, mentre a livello provinciale il progetto prende forma, ad Arco il tema delle bike lane torna ad accendere il dibattito locale. A riaprire la discussione è stato oggi, 30 agosto, l’ex sindaco Alessandro Betta, che con un nuovo post sui social – come già accaduto in passato con altri suoi interventi rilanciati da La Busa – invita la comunità a interrogarsi sulle scelte in corso.

“Qui ad Arco – scrive Betta – siamo stati tra i primi in Trentino a proporre le corsie ciclabili, tra polemiche e perplessità iniziali. Oggi sono una realtà provinciale, ed è un bene: un passo importante per la mobilità sostenibile. Ma ad Arco cosa sta succedendo? Le bike lane sembrano bloccate e nel centro storico si passa addirittura ai divieti”.

Il suo affondo è chiaro: serve una visione coerente, non misure frammentarie o restrizioni. “La sicurezza – sottolinea – si costruisce con infrastrutture adeguate, segnaletica, cultura del rispetto. Non con divieti in zone ciclopedonali o con lo stop a progetti già avviati”.

Il richiamo di Betta non è solo politico, ma culturale. A suo dire, occorre che chi decide le politiche urbane conosca davvero cosa significhi muoversi in bicicletta, sperimentare i percorsi cittadini, misurarsi con il traffico. Solo così si può comprendere l’importanza di spazi condivisi, di regole semplici e chiare, di un equilibrio tra mezzi diversi.

La coincidenza temporale tra il lancio del progetto provinciale e il nuovo intervento dell’ex sindaco riporta Arco al centro di una riflessione più ampia: quale ruolo vuole avere la città nella transizione verso una mobilità sostenibile? Apripista in passato – sia sulle bike lane sia sul limite dei 30 km/h – ora la città sembra attraversare una fase di “rielaborazione”.

Il dibattito è aperto, e probabilmente non riguarderà solo Arco. Perché la sfida delle bike lane, al di là della segnaletica, è una sfida culturale: quella di imparare a condividere la strada, con rispetto e consapevolezza, per rendere le comunità più sicure e vivibili. (n.f.)