La denuncia degli ambientalisti: la Valle di Ledro è sotto attacco

Gianluca Ricci16/12/20213min
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Un forte grido di allarme è stato lanciato dalle associazioni ambientaliste sul recente sviluppo edilizio in val di Ledro: “uno scrigno di biodiversità culturale e naturalistica”, così si legge nei sempre più numerosi siti che celebrano le bellezze di una terra che ha già avuto modo di meritarsi due riconoscimenti Unesco, sito delle Palafitte e Riserva della Biosfera. A sostegno della candidatura della valle a quest’ultimo titolo, si era detto a suo tempo che essa rappresentava un significativo esempio di equilibrio delle 3E: Ecologia, Economia, Equità. Secondo Associazione Ledro Inselberg, Associazione Italia Nostra, WWF Trentino, Associazione Riccardo Pinter, Associazione Rotte Inverse, Comitato Salvaguardia Olivaia, Comitato salvaguardia Area Lago e Comitato Sviluppo Sostenibile, quelle tre “E” non si sono sviluppate allo stesso modo, anzi. «Negli ultimi anni – si legge in una nota – stiamo assistendo al trionfo di una delle 3E, purtroppo non l’Ecologia, non l’Equità, ma l’Economia. Il territorio è diventato sempre di più l’oggetto del profitto, il luogo sul quale esercitare gli appetiti di espansione di operatori economici. Costruzione di nuovi parcheggi, consumo del suolo finalizzato alla costruzione di nuovi edifici, distruzione di sentieri antichi di montagna, stravolgimento di intere aree a ridosso del lago finalizzate a potenziare l’accoglienza turistica: sono solo alcuni degli episodi più ricorrenti. Mentre sul versante delle altre due E – si legge ancora – non si sono fatti passi avanti, anzi sul fronte della raccolta differenziata, della mobilità sostenibile, delle emissioni in atmosfera, del presidio del territorio alla lotta agli abusi, agli sversamenti di sostanze pericolose, della messa in atto di azioni di prevenzione primaria, della crescita di sensibilità nei confronti delle emergenze ambientali, si sono fatti grandi passi indietro. Abbiamo la percezione che si sia messa in atto una politica le cui parole chiave sono: qui comandiamo noi, la Valle è nostra e la gestiamo come vogliamo! Anzi siamo indotti a pensare che il territorio sia diventato merce di scambio. Ci domandiamo quindi, e la domanda la gireremo al comitato UNESCO, se non sia il caso di attivare una seria indagine sulla presenza ancora dei requisiti su cui si è concretizzato il riconoscimento UNESCO».

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