La Ciclovia del Garda si spezza: la Lombardia punta sui battelli ibridi con fondi trentini

Il grande sogno della Ciclovia del Garda continua a correre… a tappe. E in Lombardia, invece che pedalare, si navigherà. È questo il punto chiave dell’ultima, significativa svolta nella realizzazione di uno dei progetti di mobilità dolce e sostenibile più ambiziosi del Paese: il collegamento ciclabile che dovrebbe abbracciare tutto il perimetro del lago di Garda, coinvolgendo le tre regioni rivierasche — Trentino-Alto Adige, Veneto e Lombardia.
Ma mentre Trentino e Veneto proseguono con la realizzazione dei tratti ciclabili, la Lombardia sceglie un’alternativa intermodale, puntando su due motonavi ibride che collegheranno via lago Gardone Riviera a Limone sul Garda, attraversando un tratto considerato critico per la realizzazione della ciclovia per via della fragilità idrogeologica del territorio.
8 milioni di euro per due battelli: ma i fondi arrivano dal Trentino
A far discutere non è solo la scelta — già anticipata nei mesi scorsi — di non costruire il tratto ciclabile da Gardone a Limone, ma soprattutto la provenienza dei fondi per l’acquisto dei battelli: ben 8 milioni di euro che arrivano interamente dai Fondi dei Comuni Confinanti, stanziamenti di origine trentini, concepiti per favorire lo sviluppo delle aree a ridosso del confine regionale.
A darne conferma è Chicco Risatti, sindaco di Limone sul Garda e presidente della Comunità Montana Parco Alto Garda Bresciano:
«Come Comunità Parco ci faremo carico dell’impiego delle risorse per acquistare due battelli ibridi che collegheranno Limone a Gardone, con fermate intermedie a Toscolano Maderno, Campione, Tignale».
Intermodalità al posto della ciclovia
La scelta di puntare sul trasporto lacuale, oltre ad aggirare le difficoltà tecniche e ambientali del tracciato ciclabile, viene presentata come un’opportunità strategica per affrontare anche il problema dell’eccessivo carico veicolare sulla Gardesana Occidentale.
Secondo le stime di Risatti, il nuovo sistema di navigazione pubblica potrebbe ridurre il traffico fino al 30% sulla tratta.
Il servizio dovrebbe entrare in funzione entro la stagione 2026 e prevedere partenze simultanee da entrambi i capi del tratto, con una durata stimata di circa un’ora e venti minuti per la traversata completa, utile sia ai cicloturisti sia ai pendolari.
«Non sarà solo una soluzione turistica – sottolinea Risatti – ma anche un’alternativa concreta per i lavoratori locali. Le due motonavi ibride sono la scelta migliore in termini di autonomia e sostenibilità su questa distanza».
Trentino e Veneto: avanti tutta con i cantieri ciclabili
Mentre la Lombardia vira sull’acqua, il Trentino continua i lavori di completamento del tratto tra Riva del Garda e il confine con Limone, dopo aver già realizzato uno dei segmenti ciclabili più spettacolari d’Europa: quello aggrappato alla roccia tra Capo Reamol e la galleria della Ponale, divenuto in breve tempo una meta iconica del cicloturismo internazionale.
Nel Veronese, invece, la ciclovia corre lungo la sponda est del lago con tratti già percorribili da Torri del Benaco a Lazise e progetti in corso per connettere le aree più a sud, fino a Peschiera del Garda e al collegamento con la Ciclopista del Sole.
Una ciclovia “a geometria variabile”
Il risultato, al momento, è una Ciclovia del Garda a geometria variabile: sospesa, incompleta, discontinua. Con territori che corrono, altri che remano — letteralmente — e una regia nazionale che fatica a tenere insieme le scelte divergenti delle tre regioni coinvolte.
La visione di un percorso ciclabile continuo e integrato attorno al più grande lago italiano resta, per ora, più ideale che reale. Ma se da un lato il Trentino e il Veneto consolidano il disegno originario del progetto nazionale di mobilità ciclabile turistica, la Lombardia scommette sull’intermodalità, aprendo un nuovo fronte nel dibattito: è meglio fermarsi davanti a una frana o trovare un’altra strada, anche se galleggiante?
Intanto, i ciclisti guardano le acque del lago con una nuova prospettiva: forse, tra una pedalata e l’altra, ci sarà spazio anche per una traversata. Ma il sogno di una ciclovia continua — dalla montagna alla pianura, lungo il periplo gardesano — resta ancora in cerca di coerenza. E, forse, di una governance più unita.