Il “Gobbo” e i peccatori nudi alla Spiaggia degli Olivi
A Riva, a un passo dagli anni Cinquanta del secolo scorso, c’era un luogo di perdizione. Un luogo dove non solo si ballava ma, uomini e donne, seminudi, stavano assieme. Costumi da bagno, ascellare per i maschietti e dalle spalle alle ginocchia per le donzelle. In promiscuità, per qualcuno peccaminosa, prendevano il sole e facevano il bagno. In quegli stessi anni in città era diventato leggenda il “Gobbo”, un misterioso ed anarchico personaggio. Disegnava vignette irriverenti e manifesti che, di notte, attaccava sui muri. Era una sorta di “Pasquino Rivano”, poi se avesse davvero la gobba non si sa. Allora non fu smascherato. Magari oggi qualcuno romperà il silenzio e darà un nome a un personaggio amato da chi combatteva il perbenismo.
La Spiaggia degli Olivi, come detto, era Sodoma e Gomorra, il tempio del peccato. “Omeni, done, diaol en mez – Uomini e donne, il diavolo in mezzo”. Si era nel Dopoguerra e la società era, in buona parte, sessuofobica. Partì allora la crociata che dai pulpiti arrivò perfino in Consiglio comunale. La corazzata dei 22 democristiani, vanamente contrastata da otto sinistri, tra socialisti e comunisti, chiese provvedimenti in difesa del pubblico pudore. Così, in questa atmosfera di “dagli al nudo”, scese in campo il misterioso giustiziere. I suoi nemici? Gli scudocrociati e i baciapile che chiedevano la divisione, per sessi, della Spiaggia. Come nelle bancate in chiesa. Il “Gobbo” contrattaccò diffondendo un sarcastico disegno. La Spiaggia degli Olivi vi appariva tagliata in due da un muraglione pieno di spuntoni. Da una parte c’era il cartello che segnalava lo spazio per le donne, dall’altra quello per gli uomini. Ma l’intuizione migliore era l’inscatolamento degli asessuati per forza. Tutti, uomini e donne, bimbi e bimbe, gatti e cani perfino, erano inscatolati. Era la difesa dal pudore. Dai “costumi scatoloni” fuoriuscivano testa, braccia e gambe. Dietro, sulla rotonda dei balli, la scritta “Non ballate, ma osannate!”. Un invito a levare al cielo caste litanie. Quindi la scritta “Divertitevi, ma non peccate”, e sopra due bandieroni con lo stemma della Dc.
Il Consiglio, temendo il ridicolo, non ne fece nulla. I Rivani, infatti, la presero sul ridere e i disegni del “Gobbo” diventarono cartelloni che una bella mattina apparvero affissi sui muri e sulla torre Apponale. Il “Gobbo”, eroe dissacratore, salvò Riva dal ridicolo ed entrò nella leggenda delle strampalate figure di una Riva che, un tempo, sapeva ridere e divertirsi.
Vittorio Colombo