Forestali, unità cinofile in azione per allontanare l’orso dalle aree antropizzate

Redazione16/04/20233min

 

Si muovono agili, tra la neve fresca scesa nelle scorse ore in quota. I cani da orso dell’unità cinofila del Corpo forestale trentino sono entrati in azione a monte dell’abitato di Cunevo, in Bassa Val di Non. Si tratta di una zona nella quale è periodicamente segnalata la presenza di plantigradi e anche in questi giorni l’impegno del personale forestale non viene meno, nonstante il forte lavoro che sta svolgendo in Val di Sole per la rimozione dell’esemplare JJ4.

Siamo in località Pianezza, ai piedi del monte Corno. Ecco ‘Björn’, un esemplare maschio di Jamthund di 5 anni e ‘Aska’, cane di razza Laika Russo europeo di 7 anni, che accompagnano i loro conduttori – i forestali con i quali vivono in simbiosi – alla ricerca di una traccia. Gli animali annusano a terra: sono veloci, determinati. Seguono le tracce dei selvatici e trovano anche una vecchia pista dell’orso, che li porta ad una ceppaia rotta dal plantigrado in cerca di insetti.
Contrariamente rispetto a quanto avviene con i ‘normali’ cani da compagnia, che seguono il padrone durante le passeggiate nel bosco, le unità cinofile sono appositamente addestrate per affrontare l’orso: quando lo individuano lo affrontano con l’obiettivo di allontanarlo.
I cani da orso vengono impiegati per le attività di dissuasione, che scattano quando gli orsi si avvicinano troppo alle abitazioni, alle attività agricole o ai luoghi frequentati abitualmente dalle persone. L’allerta alle unità cinofile scatta anche in caso di incidenti stradali, con l’investimento di un plantigrado, con l’obiettivo di ‘bonificare’ l’area. Per questo motivo è importante che gli automobilisti non scendano dall’auto ma si fermino a bordo strada perché potrebbero altrimenti trovarsi a poca distanza dall’animale ferito.
I conduttori con i loro cani sono entrati in azione anche lo scorso 6 aprile sul monte Peller, dopo la tragedia di Caldes. In quest’ultimo caso il supporto delle unità cinofile è stato fondamentale per l’individuazione e la raccolta dei reperti che – dopo l’analisi genetica – hanno portato all’individuazione dell’esemplare che ha compiuto l’aggressione.

 


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