Femminicidio di Eleonora Perraro, la sentenza inchioda il marito

Redazione24/10/20213min
20191121IMG_2540 RICORDO DI ELEONORA PERRARO VITTIMA OMICIDIO FEMMINICIDIO SUL LUOGO DEL DELITTO

A due anni dall’omicidio che ha sconvolto il Trentino, Marco Manfrini, il marito di Eleonora Perraro, è stato condannato all’ergastolo (oltre che a un anno di isolamento). Il massimo della pena, che nella nostra Regione era stato dato solo a Roberto Faedo, ritenuto colpevole di aver ucciso l’amante Loredana Gambaretto, nel 1987. La vicenda dell’omicidio accaduto nei pressi del bar sulla salita Torbole Nago è ormai tristemente nota: nella notte tra il 4 e il 5 settembre 2019 Eleonora Perraro viene barbaramente uccisa nel giardino del locale. Sul suo corpo vengono ritrovati segni riconducibili a morsi umani e il viso presenta profonde lacerazioni. La mattina successiva sulla scena del delitto viene ritrovato dalle forze dell’ordine il marito della donna, Marco Manfrini, sporco di sangue e in stato confusionale. Fin da subito i sospetti ricadono sull’uomo, che già in passato era stato accusato di violenze nei confronti di un’altra compagna. “I gravi e concordanti indizi individuati a carico del Manfrini – si legge nella sentenza della Corte d’Assise presieduta da Giuseppe Serao – ridimensionano anche l’argomentazione difensiva inerente al “biondino” che, nella tarda serata del 4 settembre 2019, si sarebbe unito a Marco ed Eleonora presso il giardino del “Sesto Grado”. Tuttavia, quand’anche si volesse ipotizzare il coinvolgimento nell’omicidio di questa terza persona, va precisato che il ragazzo in questione non era stato notato dal gestore del bar”. Smontata anche la tesi dell’aggressione del cane della donna. «Dall’istruttoria svolta – riporta la Corte – non sono affiorati elementi concreti e verosimili che consentano di ipotizzare l’imputabilità dell’azione omicidiaria ad un terzo soggetto e non sono emerse tracce certe ed univoche le quali, in ossequio alla giurisprudenza della suprema corte, consentono di affermare la penale responsabilità dell’imputato al di là di ogni ragionevole dubbio. In mancanza di una confessione – si legge ancora – non è dato evincere con certezza il movente dell’omicidio né può considerarsi provato che Eleonora venne uccisa per aver rifiutato un rapporto sessuale. A prescindere dai motivi che la notte dell’omicidio scatenarono la brutalità del Manfrini, il delitto si è inserito, con triste linearità, nel quadro di un rapporto improntato all’abuso ed ha costituito il culmine di una escalation di violenza di cui la Perraro fu vittima”.

Sara Bassetti

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