Erba alta e cartelli sbiaditi al Giardino della Pace di Arco, le rassicurazioni del vicesindaco

Nicola Filippi04/05/20245min
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C’è il melograno, “pianta della fratellanza, della pace e della prosperità”, piantato in occasione della visita di Sua Santità Tenzin Gyatso, XIV Dalai Lama. C’è anche l’ulivo, “albero simbolico nella cultura mediterranea e mediorientale”, piantato il 30 ottobre 1994 per il progetto “Giovani del Campo Internazionale multi-religioso”. C’è pure la Perlera o Bagolaro, con il cui legno Gianni Caproni fabbricò i telai e le eliche dei suoi primi aerei, piantata il 27 ottobre 2007 in occasione del 50esimo della morte del pioniere dell’aviazione italiana e grande benefattore di Arco. Oltre a queste piante, il “Giardino della Pace” di Arco, in via Donatori di Sangue, accoglie molte altre essenze, che raccontano pezzi di storia archese e mondiale. In questo periodo predominano vari colori, dal viola al verde.
“L’erba è alta, troppo alta, non si può camminare all’interno, è una vergogna”, tuona una signora, abituata ad accoccolarsi sulle panchine per godersi il silenzio e leggere un buon libro. “Guardate qui, questi cartelli, non si legge più nulla”, dice ancora. Indica però un punto preciso. L’ingresso del parco. Il cartello che dovrebbe raccontare la nascita del “Giardino della Pace”, inaugurato nel giugno 2001, è sbiadito, sgualcito dal maltempo. La signora se la prende con l’amministrazione, colpevole dello stato d’abbandono e causa della carenza di personale nelle giardinerie di Arco, “un tempo erano il vanto della città, competevano con quelle dei giardini Merano”.
Ricevuta la segnalazione, effettuato il sopralluogo sulla “scena criminis” con macchina fotografica al seguito, interpelliamo l’assessore competente, il vicesindaco Roberto Zampiccoli. In altre città lasciare crescere l’erba alta – vedi il Comune di Milano, salito agli onori della cronaca per la scelta di favorire la sostenibilità ambientale – rientra in un progetto più ampio di studio che individua le aree dedicate. Ma ad Arco è un’altra storia. Anche se in realtà, ammette lo stesso Zampiccoli, ha portato recentemente in giunta un progetto simile, “accogliendo anche le istanze della consigliera Parisi che erano arrivate sulla gestione del parco delle Braile”. Ma veniamo al Parco della Pace.
“Rifiuto la segnalazione che sia in degrado – commenta il vicesindaco Roberto Zampiccoli – Non dobbiamo pensare che appena si alza l’erba di 10 centimetri noi dobbiamo correre a tagliarla, in tutti i parchi della città. Per due motivi: il primo, perché siamo parzialmente inefficienti, in quanto abbiamo dei limiti che ammettiamo, e siamo alla rincorsa dell’erba da tagliare. Due, perché abbiamo un territorio estesissimo, che va da Ceole fino ai Gazi. Purtroppo l’erba cresce contemporaneamente su tutto il territorio ed è necessario fare una lista di priorità alle quali ci dedichiamo. Prima i parchi pubblici poi tutto il resto del territorio”.
Nel caso del “Giardino della Pace” siamo davanti a “erbe fiorite, come sui prati di montagna – spiega ancora l’assessore alle foreste e agricoltura Zampiccoli – quello non è un prato inglese, come nei giardini centrali, ma è un prato naturale, che deve essere coltivato correttamente. Prima deve fiorire e poi essere tagliato. Una volta fiorito e tagliato, distribuisce semi spontanei e rinasce l’anno prossimo, ancora più bello”.
Quanto alle targhette illeggibili, il vicesindaco Zampiccoli risponde così: “Accolgo immediatamente la segnalazione e la settimana prossima darò incarico al cantiere comunale per far sostituire quelle che devono essere cambiate, o semplicemente pulirle o rivitalizzarle”.
Tempo qualche settimana e il “Giardino della Pace” tornerà in ordine. Per la felicità di quelle persone che visitano e apprezzano questo angolo di verde, dalla valenza simbolica importante, soprattutto alla luce di quanto sta avvenendo poco lontano dai nostri confini nazionali.

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