Dieci anni senza il sorriso di Sara Beatrici: “Ci hai insegnato ad amare”
Quando arriva all’appuntamento, Dolores appoggia sul tavolo la pagina di un quotidiano locale, ormai chiuso da tempo. È una pagina di cronaca, la numero 32, quella di Riva-Arco, datata sabato 17 gennaio 2015. È custodita come una reliquia, dentro una busta trasparente. Non è sgualcita. “Ne ho due copie, se vuoi tenerla…” dice. Poi s’interrompe. “Da quel giorno, il tempo si è fermato. Per me. Per tutti noi, la sua famiglia”. Di sabbia, dentro la clessidra del tempo, ne è passata tanta. Tantissima. Eppure, per Dolores Ferraresi, per tutti Dolly, sembra ieri. All’epoca, gestiva con il marito Giuseppe il “Bar Nardi”, in via Segantini ad Arco. Le lancette del tempo si sono fermate al 13 gennaio 2015. Sua figlia, Sara Beatrici, il 15 gennaio di quell’anno avrebbe compiuto 23 anni. Ma due giorni prima, nel suo letto di casa, si è addormentata per sempre, vinta da una malattia invasiva e incurabile. Al suo funerale, il venerdì successivo, un fiume di persone si è riversato nella Collegiata di Arco per darle un ultimo saluto e per abbracciare la sua famiglia, incredula e devastata da un immane dolore. Il suo fidanzato, Vittorio, fece leggere dal pulpito una lettera ricca di amore: “Ti voglio dire grazie perché con te ho imparato cosa vuol dire amare e essere amato e ho imparato cosa vuole dire vivere con un angelo al proprio fianco – scrisse in un passaggio – la nostra vita è finita presto, proprio quando stavamo realizzando i nostri progetti…”.
“Di progetti, la mia Sara, ne aveva tantissimi – racconta a La Busa oggi mamma Dolores, con gli occhi lucidi nascosti dietro le lenti fumé – nonostante la condanna della malattia, gravissima e invasiva, con la cura Di Bella la mia piccola Sara è riuscita a vivere sei mesi in più della sua Vita. Per una ragazza di 23 anni dare una speranza di vita è importante, aiuta a costruire progetti. Perché a 23 anni c’è voglia di vivere, fare progetti, di conoscere, di viaggiare…”.
“Con mia figlia Sara avevo un rapporto speciale, eravamo grandi amiche – racconta ancora Dolores – per due anni lei ha lavorato con me al bar Nardi, poi ha deciso di fare la commessa in un negozio, a Riva del Garda. Ogni mattina mi telefonava per sapere come stavo, facevamo le ferie insieme, eravamo inseparabili”.
Dolores ricorda ancora la telefonata della figlia, tornata da una gita fuoriporta, a fine luglio 2014: “Mamma, non mi sento molto bene, ho male al fianco…” “Avrai preso freddo, sarà una contrattura, niente di serio, non ti preoccupare, riposati – ricorda Dolly – le avevo detto anche di telefonare al medico e di prendere un antidolorifico”. “In quel momento, però, ho avvertito qualcosa dentro di me, un dolore fortissimo, inspiegabile, ma l’ho subito scacciato lontano dalla mente e ho fatto una battuta scherzosa a Sara, per non farla preoccupare…”. Da quel giorno, però, per la famiglia Beatrici si è fermato il tempo ed è cambiato il mondo. È stata una corsa contro il tempo per aiutarla a combattere quel male rarissimo. Su un quaderno Dolly ha raccontato ogni giornata trascorsa con Sara: “Nessuno lo vuole leggere, perché è pieno di dettagli, anche dolorosi, ma ho dovuto scriverlo per non dimenticare. Mi ha aiutato a liberarmi di tanta rabbia che avevo addosso, per certe situazioni che abbiamo vissuto”.
Ma di quel periodo, Dolly ne rimarca uno, in particolare: “Grazie alla cura Di Bella la mia Sara ha potuto vivere qualche mese in più, volutamente non ha fatto chemioterapia, contrariamente a quello che proponevano tutti gli altri medici, a partire da quelli di Trento. In tutto quel tempo in più, Sara ha vissuto come una persona normale, siamo state insieme alla fiera di Sant’Andrea a Riva, passeggiando normalmente, siamo state anche ai mercatini di Natale di Verona, poi purtroppo la malattia non le ha lasciato più tempo…”.
Mamma Dolores oggi ha un solo rammarico: “Perché tutto questo e perché proprio a Sara?” Una domanda che resta sospesa nell’aria. E mentre saluta, Dolores mostra una bozza di lettera. L’ha scritta insieme alla famiglia ed è firmata da mamma Dolores, papà Giuseppe, il fratello Michele con la sua compagna Ilaria. Per ricordare Sara, il suo bellissimo sorriso, la sua bellezza e la sua energia. “La voglio postare sui miei canali social nel giorno della ricorrenza per i dieci anni dalla sua morte”, dice Dolores. Poi prende una penna. E aggiunge una frase, in stampatello. “Vorrei anche ricordare a tutti gli amici che sabato 18 gennaio, alle 18, nella Collegiata di Arco sarà celebrata una messa in ricordo di Sara”. Vorrebbe dire altro, ma la voce si fa tremolante e gli occhi sono sempre più lucidi. Saluta e uscendo sulla veranda del locale rivolge lo sguardo al cielo, per ammirare l’azzurro del cielo. “Stringici forte da lassù – sussurra – perché qui senza di te la vita è fredda e dura”.