Dialoghi di pace e materia: dopo Cirillo Grott a Riva, il figlio Florian si racconta a Rovereto

Redazione11/12/20254min
F. Grott w


 

Dopo la recente mostra dedicata alle sculture di Cirillo Grott alla Galleria Craffonara di Riva del Garda, il dialogo con la scultura prosegue poco distante, nella vicina Rovereto, dove è già in corso Scultura Presenza 2025-2026. L’itinerario accoglie anche alcune opere del figlio Florian Grott, offrendo così una continuità ideale fra due generazioni e due città unite dalla stessa sensibilità verso la materia e la sua forza narrativa.
Rovereto torna a trasformarsi con Scultura Presenza 2025-2026, un progetto che ridisegna il volto urbano attraverso un gesto silenzioso ma potente: la scultura come presenza viva e tensione nello spazio. Nato due anni fa per restituire voce al paesaggio cittadino, oggi l’itinerario si rinnova intrecciandosi con una memoria collettiva dal valore unico: il centenario della Campana dei Caduti, che dal 1925 richiama il mondo al silenzio e alla pace.

 

 

In questo ampio respiro si inseriscono 10 opere monumentali, di cui due appartengono a Nag Arnoldi, maestro svizzero-italiano tra i più intensi del secondo Novecento. I suoi Astati e i suoi cavalli emergono nel giardino del Museo della Città – Fondazione Museo Civico di Rovereto, in via Calcinari, come apparizioni arcaiche, attraversate da un conflitto interiore che precede quello storico. Guerrieri e animali mostrano superfici frantumate, tensioni trattenute, un’umanità vulnerabile che diventa metafora del dramma umano, sospeso tra verità e rappresentazione.
In dialogo con questa intensità si collocano le sculture di Cesare Ronchi. Nei Cavallo e Fauno, l’artista restituisce all’arte un respiro poetico e ludico: forme agili, imprevedibili, attraversate da una sottile ironia. Il cavallo, creatura simbolica e antica, diventa presenza onirica, vibrante, capace di evocare una libertà interiore visionaria e delicata.
Il percorso si fa poi meditazione profonda con Renzo Durante. Tensione vitale (2025) affronta la ferita aperta della devastazione degli ulivi nel Salento: un tronco abbattuto, attraversato da un cavo di rame, diventa simbolo di cura e resistenza. La stessa intensità torna in Memoria resiliente e in Riflessioni di una terra ferita, dove la materia stessa sembra interrogarsi sul fragile equilibrio tra oblio, memoria e spiritualità.
A questa voce si affianca quella di Florian Grott. Anima, figura filiforme ispirata a una scultura africana moderna, evoca una Madre Terra sospesa tra culture, sacrale e intima insieme. In Tronco Torso, la sensualità del corpo femminile emerge dal legno di cirmolo, in un equilibrio tra delicatezza formale ed energia primitiva.
Il percorso si completa con Tensione di Claudio Passamani, dove una piccola sfera in bronzo sospinta verso l’alto diventa metafora dell’uomo: fragile, leggero, ma capace di custodire ogni giorno un equilibrio che rischia di spezzarsi. Perché la pace vive nei gesti minimi, nella presenza consapevole.
«Non c’è via per la pace, la pace è la via» (Thich Nhat Hanh).
Karin Cavalieri
Il progetto, promosso dal Comune di Rovereto in collaborazione della Fondazione Museo Civico di Rovereto, è stato curato da Karin Cavalieri e Florian Grott.