Comunali: per “Arco che vorrei” la candidata sindaco è Arianna Fiorio
Alla Città di Arco non serve intelligenza artificiale. Per il cambiamento, per risolvere le piccole e grandi problematiche, c’è bisogno di “Intelligenza Collettiva”. Un concetto al quale crede moltissimo la candidata sindaco di “Arco che Vorrei”, la consigliera uscente Arianna Fiorio. La coalizione, forza di minoranza in consiglio, in vista delle elezioni del 4 maggio, si è rafforzata con sei liste: Civica Olivaia; Comunità, Lavoro e Ambiente; Domani: giovani in azione; Proposta Civica Popolare; Europa Verde Alto Garda e Ledro e Onda. Oggi, sabato 15 febbraio, in una straboccante sala Conti d’Arco, al Casinò municipale, la presentazione ufficiale.
L’obiettivo della coalizione è stato anticipato dalle parole di Gilberto Galvagni: “Il nostro obiettivo sia quello di poter entrare, attraverso il voto democratico, nella stanza di potere, non per il potere, ma per poter cambiare quelle cose che hanno deturpato e fatto male alla nostra Val Sarca attraverso principi condivisi”.
La candidata sindaco Fiorio, dopo anni di battaglie sui banchi d’opposizione, ha deciso di mettersi in gioco, in prima persona. “Vogliamo assumerci la responsabilità di amministrare Arco perché pensiamo di portare un contributo positivo, vogliamo dare un metodo di governo, che parta da ragionamenti che si sviluppano in modo sistemico, contro il ragionare lineare di questi ultimi anni, che non aveva profondità, né interconnessioni, con difficoltà di ascolto e comprensione”.
Sul turismo, ad esempio, non deve passare il paradigma “turismo uguale benessere”, “ragionamento banale – ha detto – il turismo si inserisce in un sistema composto da più voci: ospiti, indotto, traffico, sovraccarico delle infrastrutture, dei sistemi di depurazione. La crescita esponenziale del fenomeno sta portando invece solo negatività sulla collettività, a vantaggio di un singolo settore”. Il turismo non deve pesare sulla collettività. “Non vogliamo colpevolizzare nessuno, ma è un ambito dove vige l’assoluta anarchia”. Purtroppo invece la realtà ci sbatte in faccia tante altre problematiche, più o meno gravi. Una su tutte: l’emergenza abitativa, ormai endemica, su tutto l’Alto Garda e Ledro: “Siamo solo alla punta dell’iceberg”. Sull’abitare “fette crescenti di popolazione si trovano in condizioni di estrema difficoltà – ha detto – il Comune, come ha detto anche il professor Turrini in questi giorni (leggi), doveva strutturare forme di residenzialità anche di natura temporanea. Oppure alloggi di emergenza per gli sfratti”.
Anche su welfare e anziani c’è da fare molto, assicura la candidata sindaco Fiorio. “Perché il sociale, in tutti questi anni, che incide sul benessere e la qualità della vita delle persone è stato sempre la cenerentola dell’azione politica? Forse perché il welfare non è affidato alle donne”.
Sulle “cose da fare”, il programma di “Arco che vorrei” è ampio e dettagliato e sarà illustrato in incontri con la popolazione. Basato su tre macrotemi: soddisfare i bisogni, aumentare la qualità e benessere dell’ambiente e delle persone e l’ambito culturale. Grande attenzione sarà dedicata all’urbanistica e agli edifici dismessi: “No al toto funzioni, serve uno studio sistemico per capire cosa possono contenere gli edifici in termini di funzioni, di priorità della collettività e ci prendiamo l’impegno di sistemarne uno. Di più non mi sbilancio. Amsa ha i cassetti pieni di progetti”.
Grande attenzione anche alle problematiche legate alla ludopatia, fenomeno preoccupante: “Nel 2021 ad Arco sono stati spesi tre milioni e mezzo di euro, fa tristezza e dispiacere, ma serve una campagna di informazione, perché ci sono persone che rovinano la propria vita”.
Sul metodo di lavoro, Fiorio assicura “serietà, lavoro, impegno, umiltà, copiando idee da altri posti”, senza prescindere dalla “riorganizzazione della macchina amministrativa”. Precisando: “Non puntiamo il dito contro i dipendenti comunali, ma il Comune di Arco è un’impresa, con 150 dipendenti, che necessita di essere riorganizzata, partendo dall’ascolto e dai loro bisogni, devono tornare ad avere passione, soddisfazione per il lavoro che fanno”. Non dovrà mancare il dialogo con i Comuni vicini e soprattutto la Provincia, “alla quale dobbiamo porre con forza il tema sanitario, sempre più indirizzato verso il privato, togliendo delle sicurezze ai cittadini”.
Il microfono è passato quindi ai rappresentati delle liste che compongono “Arco che vorrei”.
Per Chiara Parisi (Civica Olivaia) è “fondamentale lavorare in rete con gli altri comuni per il futuro della nostra valle – ha detto – la politica deve tornare dei cittadini e per i cittadini, deve tornare ad essere la politica dell’etica, della cura, dell’attenzione, dell’essere presenti sul territorio e dell’ascolto, attivi e pro-attivi per le necessità del territorio”.
Angelina Pisoni (Comunità, Lavoro e Ambiente): “Crediamo nel programma di vero cambiamento per la città di Arco – ha detto – uno dei obiettivi è la partecipazione dei cittadini alle scelte dell’amministrazione, attraverso l’ascolto, potenziando la trasparenza delle azioni del governo della città”. Quali consigli comunali aperti, assemblee pubbliche, comitati di partecipativi.
Alessandro Manara (Domani: giovani in azione): “Nel processo decisionale i giovani vengono poco coinvolti, che dopo subiscono le conseguenze prese all’interno delle istituzioni – ha spiegato – ci preme il disagio abitativo, particolarmente sentito dai giovani, perché mancano case e gli affitti sono troppo elevati e gli stipendi sono troppo bassi, per i contratti discontinui, precari e stagionali, che non permettono di ottenere un finanziamento in banca per l’acquisto della casa”.
Marco Piantoni (Europa Verde): “Da imprenditore, serve maggiore attenzione alle attività produttive presenti sul territorio, dall’agricoltura all’artigianato, dal commercio al turismo e all’industria – ha detto – che devono essere messe in grado di poter svolgere la propria attività. Arrivando al concetto di sviluppo sostenibile che permetta alla comunità di godere dei frutti del territorio senza compromettere le risorse future per i nostri giovani”.
Roberta Prandi (Onda): “Sull’emergenza abitativa è mancata in questi anni l’edilizia pubblica o convenzionata – ha spiegato – la legge Gilmozzi aveva cercato di dare una soluzione ma i Comuni non hanno mai fatto i dovuti controlli, creando una situazione parecchio caotica. Serve effettuare controlli, secondo legge, differenziando gli alloggi turistici a livello imprenditoriale rispetto ai piccoli imprenditori per aumentare il proprio reddito. Ogni futura espansione urbanistica deve essere dedicata a residenza ordinaria”.
Giovanni Rullo (Proposta Civica Popolare) ha puntato su “responsabilità, collaborazione e servizio – ha spiegato – Serve un cambio di passo reale, ad Arco serve ricostruire una coesione sociale, una solidarietà che non sono stati sul banco di questa politica. Servirà un patto sociale forte fra le amministrazioni provinciale, di Comunità e Comunale”. “Nessuno deve rimanere indietro non deve essere uno slogan – ha precisato – per l’occupazione potremmo creare posti di lavoro nella manutenzione del verde e del territorio. Con due conseguenze: creare nuovi posti di lavoro e prevenire fenomeni di dissesto idrogeologico”. Sulla cultura, invece, “servirà fare un’analisi degli edifici pubblici e capire quali potranno essere valorizzati per il territorio – ha detto – ampliando la gamma di eventi culturali, sfruttando meglio Cantiere 26, ma anche ricerca e promozione del nostro patrimonio artistico, che non è solo Giovanni Segantini, ma anche di altri esponenti che hanno vissuto ad Arco”. Concludendo il suo intervento, quasi un monito, con un verso del poeta Niccolò d’Arco: “Sia la mia mente giusta, ed ignota le sia l’invidia”.