Cementificio di Sarche, un’altra fumata nera. Le esplosioni nella cava fanno vibrare le abitazioni

Mariano Bosetti06/05/20223min
CEMENTIFICIO SARCHE DSCN6737

 

Nella giornata di giovedì 5 maggio il cementificio di Sarche ha sbuffato nuovamente, emettendo dalle sue ciminiere una nuvola nera, seppur in forma ridotta a differenza di quella di una decina di giorni che fa che aveva messo in allarme il Comitato “Salviamo la Valle dei Laghi”, contraria alla riaccensione del forno dell’azienda dopo il fermo avvenuto nel 2014. Ieri, seppur per alcuni brevi secondi, si è ripetuto lo stesso inconveniente, sicuramente più ridotto in termini visivi rispetto al precedente, comunque sufficiente per rianimare la polemica in atto da mesi tra favorevoli e contrari alla riapertura a ciclo completo della filiera di produzione del cemento nello stabilimento di Ponte Oliveti.
Nei prossimi giorni sono previsti incontri a livello provinciale al fine di verificare se si è trattato di un incidente dovuto alla riaccensione del forno, oppure se effettivamente si tratta di forme di inquinamento che periodicamente si possono ripresentare e arrecare un costante disagio per la valle dei Laghi sia per quanto riguarda la produzione agricola biologica che soprattutto per le conseguenze dell’immagine turistica, legata in particolare al Garda Trentino.
L’Azienda, impegnata con uno stanziamento di 5 milioni di Euro ad un miglioramento qualitativo dell’impianto anche sotto il profilo ambientale, ha comunque minimizzato l’accaduto, confermando che si è trattato di piccolo incidente che non si ripresenterà nel futuro.
Oltre al forno, si è aperta un’altra grana per la direzione del Cementificio con il ripristino della cava. Le esplosioni per la demolizione della collinetta rocciosa stanno creando, a detta di alcuni abitanti del rione “Mas” di Calavino, forti vibrazioni alle abitazioni. Queste lamentele si erano manifestate anche in passato, verso la fine degli anni ’90, che avevano portato a controlli e misurazioni da parte dei tecnici dell’Azienda e della PAT, senza peraltro evidenziare situazioni di pericolo. Tuttavia, nell’approvazione dei successivi “Piani Cava” ai fini della concessione dell’autorizzazione allo scavo, era stata definita la quantità massima di esplosivo per ciascuna “volata” in modo da evitare il riproporsi delle vibrazioni.