Castel Drena: “Sicurezza e restauro entro il 2020”

“Mi piacerebbe restituire il castello di Drena ai miei concittadini per la fine della legislatura, nel maggio del 2020”.
Tarcisio Michelotti, il sindaco di Drena è fiducioso, emozionato ma rassicurato. Il crollo di parte delle mura perimetrali del “suo” castello è stato oggetto di una riunione nella quale, dopo le precedenti che sono servite a prendere visione dei danni e dello stato delle cose, gli ha “regalato” la conferma che tutto andrà a posto come prima. Il crollo era avvenuto nella notte tra il 30 maggio e il 1° giugno scorso, evento che se solo fosse accaduto nel pomeriggio, quando c’erano una cinquantina di studenti in visita avrebbe avuto conseguenze ben più gravi.
Il crollo di una buona parte delle antiche mura de maniero hanno provocato l’immediata chiusura del castello e della ferrata Rio Sallagoni e ora Provincia, Sovrintendenza, sindaci dell’Alto Garda e Comunità di Valle si sono uniti con l’unico obiettivo di far presto. Certo, non saranno tempi brevissimi, ma come Michelotti ci ha detto si spera in due anni massimo per poter dire “è finita”.
“Dopo gli interventi di somma urgenza – confida il sindaco – potremo togliere l’ordinanza di chiusura, riprendere magari con matrimoni e mostre, certo non per il 2018 visto che, forse, questo potremo farlo a fine agosto, dunque verso il finire della stagione turistica. Però confido di poter riprendere con un po’ di appuntamenti, e poi come ho detto andare avanti con gli interventi. Un’ipotesi che abbiamo vagliato è anche quella di una sorta di “finestra” o “balcone” in vetro dal quale ammirare la valle sottostante, ma sono idee che potranno essere vagliate piano piano. Ora l’importante è che abbia potuto toccare con mano la solidarietà di tutti coloro i quali sono intervenuti, e ciò mi conforta molto. Desidero che l’intera comunità di Drena e dell’Alto Garda sappia quanto ci è stato espresso e quanto si farà, tutti uniti, per il nostro castello”.
All’incontro tenutosi proprio dentro il castello di Drena sono intervenuti diversi sindaci, i tecnici che hanno sovrainteso agli studi, il presidente della Comunità di Valle Mauro Malfer e l’assessore provinciale Tiziano Mellarini, i soprintendenti Franco Marzatico e Cinzia D’Agostino, tutta la giunta e il consiglio comunale, la giunta di Arco e il sindaco Alessandro Betta, i tecnici Matteo Tommaselli e il geologo Matteo Rinaldo, gli ingegneri Ruggero Cazzolli e Mario Perghem Gelmi.
Anche il prato della Lizza è stato logicamente al centro dell’incontro, ed è probabile che la prima “mossa” sia la sua messa in sicurezza e che la ricostruzione del tratto di mura crollate sia la finale. Insomma, prima si sanerà la “ferita” e poi si passerà a rimettere in piedi ciò che oggi non c’è più. L’economia del piccolo paese di Drena ne risentirà dato che in seguito a questo crollo perde parecchio del suo introito dovuto a feste, mostre, matrimoni. Accertamenti ulteriori sono programmati anche con l’ausilio di droni, mentre si è già all’opera per il recupero del materiale franato che sarà accatastato accuratamente nei pressi del castello stesso, sui prati dove si sta sfalciando e mettendo in sicurezza il possibile anche per poter riaprire i sentieri circostanti e la ferrata, come detto, del Rio Sallagoni.
“Ho trovato completa risonanza nel mondo di tutte le forze politiche – conclude Michelotti – perché sono consapevoli che il castello di Drena è un patrimonio comune di tutto l’Alto Garda e non solo della nostra comunità”.