Cartolina da Muràn

Rubrica03/09/20212min
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Salgo sul primo vaporetto e arrivo.
Queste, le sue ultime parole.
In realtà son passati quattro anni e da allora sono qui che l'aspetto.
Oh, non partite già con il tipico film strappalacrime: nel mentre mi sono fatto qualche viaggetto, un paio di soggiorni in Grecia, un giro a vedere Barcellona e quest'anno sono persino riuscito a programmarmi una tappa in Trentino, che era un po' di tempo che avevo voglia di canederli e speck.
Tutto quanto, però, l'ho fatto aspettandola tornare a Murano.
Magari voi non lo sapete, magari voi nemmeno la conoscete proprio, Murano, ma - in caso contrario - non vi biasimerei se mi diceste "Ma come diamine hai fatto a perdere una moglie a Murano, che è piccola come un posacenere?"
Alzerei le spalle e vi direi che Anna tutto era, fuorché una moglie.
Anna era un'amica, una sorella, un'artista pazza e incompresa, un'isterica - spesso e volentieri - e nel contempo una bambina.
Ecco, a Murano potrei dire di aver perso una bambina, questo sì.
Quel giorno mi mandò quell'ultimo messaggio e semplicemente scomparve.
Non ci furono grandi moti. Nessuno gridò né fece partire una battuta di ricerca con uomini di soccorso.
Il mare non venne nemmeno toccato, quasi per la paura di trovarla sul fondo.
Lei scomparve e io non dissi nulla.
Rimasi qui ad aspettarla a tempo indeterminato.
Non provai nemmeno a richiamarla, a quel numero di cellulare che peraltro sapevo a memoria:
la lasciai semplicemente non tornare.
Restai qui, a fissare le onde, sul lato estremo di una Murano turistica dalle 8 alle 18 e mia in orario serale.
Ci fu un momento in cui qualcuno mi disse che magari semplicemente Anna non era mai esistita.
Se non avessi assaggiato i canederli in Trentino e l'ouzo greco, probabilmente avrei iniziato a dubitare di essere mai esistito io.

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