Arco tra memoria e futuro: ex Quisisana, Villa Elena e teatro

Nicola Filippi08/06/20255min
quisisana scritta protesta arco (2)


 

Nel cuore di Arco, là dove un tempo sorgevano eleganti sanatori per l’aristocrazia mitteleuropea, oggi si gioca una partita cruciale tra rigenerazione urbana e visione culturale. A tenere banco sono tre edifici — o meglio, tre simboli: l’ex Quisisana, Villa Elena e il nuovo teatro ipogeo. Un unico sedime urbano che concentra desideri di rinascita, ferite ancora aperte e grandi aspettative da parte della comunità.

Ex Quisisana: l’appello dei cittadini e la replica della sindaca
Nei giorni scorsi, l’ex sanatorio è tornato al centro dell’attenzione pubblica per una scritta murale comparsa sul muro perimetrale: “Ristrutturate!”. Un gesto tanto simbolico quanto provocatorio, che ha acceso un riflettore sulla condizione dell’edificio, da anni in stato di abbandono. A rispondere è stata direttamente la sindaca Arianna Fiorio, con alcune dichiarazioni rilasciate oggi sabato 31 maggio a La Busa online:
“Come più volte dichiarato nel periodo pre-elettorale, ci impegneremo per cercare di risolvere almeno in parte il tema dei grandi edifici storici di Arco, abbandonati a se stessi da decenni. La competenza sugli edifici storici è mia e confido che i cittadini, anziché imbrattare i muri in forma anonima, esprimano il loro pensiero apertamente e lealmente. Un’inezia trentennale non può essere risolta in pochi giorni. È nostra intenzione fare tutto il possibile per recuperare almeno in parte il patrimonio storico.”
Una risposta che invita al dialogo e sottolinea la complessità di una sfida annosa. Intanto, il progetto per la riconversione dell’ex Quisisana in residenza per anziani rimane sul tavolo come una delle priorità dell’amministrazione comunale.

 

 

Villa Elena: attesa e visioni per il recupero
Poco distante, Villa Elena attende il proprio destino. Bloccata da anni e ora in attesa di una nuova visione per la sua completa ristrutturazione, l’edificio nel corso degli anni è stato oggetto di diverse ipotesi: dalla nuova sede dei Vigili Urbani a un centro culturale dedicato alla memoria della Arco sanatoriale o ai grandi artisti arcensi. Come pure a un più ampio disegno di housing sociale e riqualificazione territoriale, in linea con i finanziamenti del Fondo Ri-Urb Trentino. Tante idee che finora non si sono ancora concretizzate. Materia di lavoro per la sindaca Arianna Fiorio e la sua giunta.

Il teatro ipogeo di Arco: cultura e sfide in profondità
Ma a parlare del futuro di Arco oggi è soprattutto il nuovo auditorium-teatro ipogeo, che sorge proprio accanto a ex Quisisana e Villa Elena, in via Cesare Battisti. Si tratta di uno dei progetti culturali più ambiziosi dell’Alto Garda: una struttura interrata pensata per fondersi con il paesaggio urbano senza impattare sulla storicità del luogo.
La “scatola” in cemento armato è già completata, ma il cantiere si è trovato a fare i conti con una difficoltà non trascurabile: le infiltrazioni d’acqua. Il problema non deriva dalla falda acquifera (posta a circa dieci metri di profondità), bensì da lame di sabbia orizzontali che veicolano l’acqua sotto l’edificio, probabilmente alimentate da antichi canali interrati come la roggia della Fitta.
Attualmente, i lavori esterni sono in stallo, mentre quelli interni sono temporaneamente sospesi o procedono con lentezza proprio a causa delle pericolose infiltrazioni d’acqua. La comunità attende ora tempi certi per l’inaugurazione, e guarda al teatro ipogeo come a un futuro cuore pulsante dell’offerta culturale arcense. Ma non solo. Anche altogardesana.

Una città in trasformazione, tra sfide e opportunità
Arco è di fronte a una grande sfida: recuperare il proprio patrimonio senza restare ostaggio della nostalgia, costruendo nuovi spazi per la cultura, il sociale e il vivere quotidiano. Tra le pareti scrostate dell’ex Quisisana, il cancello un po’ chiuso e un po’ aperto di Villa Elena e il cantiere silenzioso del teatro ipogeo si gioca molto di più di un semplice restyling urbano.
Si gioca una visione condivisa del futuro, in cui storia, partecipazione e progettualità possano finalmente incontrarsi. E in cui, forse, anche una scritta su un muro possa diventare l’occasione per rimettere in moto il dialogo tra cittadini e istituzioni.