Arco, si riaccende la polemica: Betta commenta, i cittadini reagiscono e Pinch Point protagonisti

Nicola Filippi11/06/20254min
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Chi pensava che, dopo la fine del suo mandato, l’ex sindaco Alessandro Betta avrebbe imboccato il viale del silenzio, si sbagliava di grosso. Altro che pensionamento politico: Betta rilancia, e lo fa dal suo profilo social, dove ha inaugurato un nuovo ruolo — quello dell’opinionista della “res publica” — con tanto di post ironico sull’asfaltatura in corso nella città di Arco. Ma come spesso accade in terra trentina, sotto l’asfalto… ribollono i commenti.

Nel post incriminato, Betta scherza sulle nuove stese di bitume (“non è green, non è vegan e nemmeno gluten free”), rivendicando che i lavori in corso sono “figli” della sua ex amministrazione, insieme — vien da dire — ai ritardi cronici. Un pizzico d’ironia e un selfie con un operaio orgoglioso del proprio lavoro bastano a riaccendere gli animi, soprattutto su un nervo ancora scoperto della comunità arcense: i famigerati Pinch Point.

Eh sì, proprio loro: i rallentatori stradali installati — o parzialmente installati — nell’ambito del PUMS (Piano Urbano della Mobilità Sostenibile). Un acronimo che, per molti cittadini, suona come una parolaccia. E a giudicare dai commenti sotto al post, il capitolo è tutt’altro che chiuso.

 

 

Tra i primi a rispondere, Antonello Manzato, che non le manda a dire:

“Non ho mai visto una sua risposta sui – SUOI — Pick Point – un vero è proprio affare che esiste solo qua fatto dalla SUA amministrazione… per conto mio adesso x lei dovrebbe reggere la regola – un buon tacere non fu mai scritto…”.

Una tirata d’orecchie in piena regola, che Betta non lascia cadere nel vuoto. Nella sua contro-replica, l’ex sindaco difende il progetto, ricordando che “Il progetto nasce dal PUMS, un piano frutto di un percorso partecipativo. È possibile che in quella fase non si sia dato il giusto peso a questa specifica scelta… ma ci siamo subito fermati davanti alle proteste della comunità”.

E ancora: “Abbiamo anche sviluppato un progetto per migliorarne la funzionalità, che ha previsto anche l’eliminazione di uno di quelli già installati”.

Una difesa articolata, che però non sembra placare del tutto il malumore popolare. I Pinch Point, per molti arcensi, restano un simbolo — non tanto di sicurezza stradale, quanto di un’amministrazione che, almeno su questo fronte, non ha saputo ascoltare fino in fondo. Certo, oggi la palla (e il catrame) è nelle mani della nuova amministrazione. Ma la “religione da marciapiede”, come la chiama con sarcasmo Betta, continua a dividere i fedeli. C’è chi vorrebbe più rallentatori, più ciclabili, più mobilità dolce. E chi, invece, sogna un ritorno al traffico scorrevole e alle strade lisce come biliardi — magari proprio grazie a un’abbondante dose di bitume old style.

Nel frattempo, Betta incassa critiche, rilancia post e si ritaglia un nuovo spazio come commentatore civico. Una mossa audace, che tiene viva la discussione e conferma una cosa: in politica (e in asfaltatura), chi si ferma è perduto. E a quanto pare, ad Arco, nessuno ha intenzione di fermarsi.