Anche in gennaio il «Sole d’autunno» di Segantini

Redazione30/12/20245min
giovanni segantini arco sole d autunno (4)



 

Dopo il ponte di Capodanno, riapre il 2 gennaio e prosegue fino al 26 (con apertura straordinaria lunedì 6, giorno dell’Epifania) la mostra «Sole d’autunno. Il capolavoro ritrovato», con cui la galleria civica ha restituito allo sguardo del pubblico, dopo settant’anni di oblio, il capolavoro che Giovanni Segantini ha dipinto nel 1887, prima fatica dopo il trasferimento dalla Brianza alla Svizzera ed acquistato recentemente dal Comune per 3 milioni di Euro.

Esposto per l’ultima volta nel 1954, «Sole d’autunno», presentato da Segantini per la prima volta all’Esposizione nazionale di Venezia del 1887, rappresenta uno degli esiti più sperimentali della pittura segantiniana all’avvio della sua permanenza a Savognin nel cantone dei Grigioni. Da leggere in continuità con i risultati raggiunti nell’opera estrema della Brianza, «Alla stanga» (1885-1886, Roma, Galleria nazionale d’arte moderna), la tela viene elaborata dal pittore nel momento in cui –complice la riflessione stimolata da Vittore Grubicy– sperimenta nell’«Ave Maria a trasbordo» una prima istintuale e non sistematica applicazione della stesura divisionista. I primi anni grigionesi costituiscono un momento di grande riflessione tecnica e linguistica da parte di Segantini, che nelle opere di questi anni approfondisce la ricerca tanto di una solidità costruttiva della pennellata, quanto di una sempre più insistita evidenza in termini di luce e tono del colore studiato dal vero. L’opera si caratterizza per una estrema articolazione della superficie pittorica segnata dall’evidenziazione materica della pennellata, ora più corposa ora più allungata. La tela è basata sulle sottili variazioni cromatiche restituite grazie all’uso attento dei colori liberati dalla convenzionalità crepuscolare della maniera scura degli anni briantei e, adesso, volti alla più attenta restituzione dei valori cromatico-luministici –con un libero uso di stesure a impasto e a colori puri– studiati sul vero, quale portato di una riflessione sul valore della luce come elemento sostanziale e strutturante l’opera.

Segantini stesso, ripercorrendo nel 1898 le tappe della propria ricerca in una lettera al critico e suo estimatore Tumiati, poneva il dipinto quale primo momento del percorso che definiva la sua nuova maniera: «Con questo intermezzo -scrive- iniziai il secondo periodo passando nelle Alpi dei Grigioni a Savognin. Qui la mia arte prese quel carattere che ancora conserva. Quel misterioso divisionismo dei colori che voi vedete nell’opera mia, non è che naturale ricerca della luce. Qui il mio spirito si riempiva d’una grande gioia, gli occhi si estasiavano nell’azzurro del cielo, nel verde tenero dei pascoli e guardavo le superbe catene dei monti colla speranza di conquistarle. Incominciando a tener calcolo del colore come bellezza armonica, presi a studiare quadri d’animali, essendo il paese molto dedito alla pastorizia, e composi i quadri seguenti: L’autunno (vacca bianca) […]» (B. Segantini, «Scritti e lettere di G. Segantini», Bocca, Torino, 1910).

In occasione dell’acquisizione del «Sole d’autunno», la galleria civica «Giovanni Segantini» di Arco ha presentato al pubblico il capolavoro segantiniano nella cornice di un nuovo allestimento (a cura di Niccolò D’Agati) che ne valorizza la centralità nel percorso della ricerca artistica del pittore arcense e il ruolo fondamentale di passaggio nell’evoluzione della sperimentazione tra gli anni briantei e l’aprirsi della fase più intensa della sua attività dopo il trasferimento nei Grigioni, quando un rinnovato senso del colore e della luce si impone quale nucleo fondante di una nuova concezione estetica. In questa cornice, nell’occasione del centoventicinquesimo dell’anniversario della scomparsa di Segantini, la mostra propone un focus centrato sull’ininterrotto legame che la città di Arco da sempre mantenne vivo con la memoria del pittore, a partire dalla commissione del monumento a Leonardo Bistolfi, e che si rinnova, oggi, con l’acquisto di un’opera finalmente restituita alla collettività e visibile dopo settant’anni dall’ultima esposizione.

La mostra «Sole d’autunno. Il capolavoro ritrovato» è aperta al pubblico dal martedì alla domenica dalle 10 alle 18 (chiusa il lunedì). Aperta anche lunedì 6 gennaio. Dal 28 gennaio al 31 marzo sarà chiusa al pubblico ma aperta su prenotazione per scolaresche e gruppi con visite guidate, anche in tedesco e inglese.