Ambientalisti in piazza contro il “ciclomostro del Garda”

Nicola Filippi20/04/20243min
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“Fugatti, ferma il ciclomostro” era uno dei tanti cartelli sventolati in piazza Catena. Dalle premesse, visti gli appelli accorati sui social network, ci si aspettava una partecipazione ben più massiccia alla protesta contro la Ciclovia del Garda, organizzata sabato 20 aprile, dal Coordinamento interregionale per la tutela del Garda, ai piedi della Torre Apponale di Riva del Garda. Invece, per essere larghi di manica, alla manifestazione rivana hanno partecipato circa trecento persone. Non poche, ma nemmeno quel fiume di persone che ci si aspettava dalle tre sponde del Benàco. Quello che ha colpito maggiormente i più invece è stata la presenza sporadica, per non dire quasi nulla, di giovani animati dallo spirito ambientalista. Segno forse che questo tipo di eventi di massa non desta sufficiente interesse nelle nuove generazioni, verso le quali invece i partecipanti alla protesta guardano con viva speranza di cambiamento politico e culturale.
In piazza Catena i partecipanti alla protesta hanno ribadito quanto il progetto della Ciclovia del Garda, così come si sta realizzando, presenti moltissime criticità, soprattutto dal punto di vista della sicurezza, per la forte instabilità geologica e per i costi vertiginosi.

A livello ambientale e paesaggistico, “l’Alto Garda è unico, prezioso e fragile, per la costruzione della ciclovia si sta sradicando vegetazione che si era formata in centinaia di anni – ha spiegato l’architetto Baldracchi – la ciclovia va a togliere quell’elemento naturale dove nidificano gli uccelli. Esistono anche specie arboree di incredibile rarità, come la Dafne arborea, che è unica in questa zona”. Anche l’aspetto paesaggistico ha il suo notevole peso, ha ribadito l’architetto Baldracchi: “È un elemento di vita il paesaggio, non per niente è citato anche in un articolo della Costituzione della Repubblica”.
Enormità di costi (si stima un aumento fino ad oltre un miliardo di euro per l’intera opera, spiegano gli ambientalisti), scempio paesaggistico e mancanza di sicurezza: sono questi i tre elementi principali che preoccupano il Coordinamento. Il quale chiede un immediato dietrofront alla Provincia di Trento e alle Regioni Veneto e Lombardia, per studiare soluzioni alternative, soprattutto sulla sponda trentina. Dove, ad esempio, al posto delle passerelle a sbalzo, potrebbero essere utilizzati battelli ecologici.
I manifestanti, terminati gli interventi in piazza Catena, sono saliti a bordo di un motoscafo per “ammirare” dal lago i luoghi dove si prevede di costruire la passerella metallica fra il confine trentino e quello lombardo e le varie opere di mitigazione in corso di realizzazione delle nuove e vecchie gallerie sulla Gardesana Occidentale.

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