I soliti idioti danneggiano il busto di Lino Gobbi

Fabio Galas27/07/20213min
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Sono passati solo sette giorni dalla inaugurazione del busto in bronzo dedicato a Lino Gobbi, presso la sede degli Alpini a Prabi di Arco, che una mano stupida e furtiva ha pensato di profanare il ricordo dedicato ultimo reduce della disastrosa campagna militare di Russia degli italiani nella Seconda Guerra Mondiale. La penna del cappello di Alpino è stata divaricata e tolta.
La scoperta del danno è stata fatta domenica alle 10 di mattina da Dario Mimiola, lo scultore che ha realizzato l’opera dalla quale è stata ricavata la fusione in bronzo. Stava facendo una passeggiata a Prabi quando, passando dal sentiero vicino alla sede degli Alpini, si è accorto che qualcuno aveva tolto la penna che svettava dal cappello. Superato lo sgomento, si è messo alla ricerca del pezzo mancante in tutta l’area circostante, senza riuscire a trovare nulla: i vandali l’avevano portato via.
L’artista ha avvisato immediatamente il presidente della Sezione di Arco Carlo Zanoni che ha provveduto a segnalare il fatto ai Carabinieri.
“Sono veramente addolorato – ci dice Zanoni – del fatto che qualcuno faccia questi dispetti, non capendo il significato del gesto profanatore verso una persona che ha fatto molto per la Comunità. Ora vedremo come risolvere il problema, ma sicuramente non sarà facile ed economico ricostruire e riposizionare la piuma sulla scultura in bronzo.
Non più tardi di qualche giorno fa – aggiunge il Presidente – abbiamo avuto altri vandalismi alla nostra sede di Prabi: nella notte qualcuno ha imbrattato con escrementi l’esterno della struttura. Abbiamo dovuto ripulire immediatamente per accogliere con serenità i ragazzi della squadra di Pallavolo C9 ai quali abbiamo prestato la sede per le loro attività estive. Affronteremo la questione sicurezza confrontandoci con l’Amministrazione Comunale, proponendo anche l’installazione di telecamere di sorveglianza”.
Scomparso quest’anno a quasi cento anni di età, Lino Gobbi è stato testimone del suo tempo e degli orrori della Guerra per molte generazioni alle quali ne ha raccontato gli esiti nefasti, prigionia compresa in Germania prima della liberazione da parte delle truppe alleate dal campo di concentramento nel quale era stato rinchiuso dopo l’Armistizio dell’otto settembre 1943 e la ritirata dalla Russia.
Liberato nel 1945, riesce a tornare a casa e a riprendere una vita di normalità, distinguendosi per il costante impegno in favore della comunità, nel volontariato e nella cooperazione. Nel gennaio del 2015 ha ricevuto la Medaglia d’Onore della Presidenza della Repubblica, in ottobre dello stesso anno l’amministrazione comunale di Arco gli ha conferito il premio «Trentino dell’anno» e nel 2016 l’Onorificenza al merito della città di Arco, «per aver testimoniato con la sua esperienza valori di solidarietà e di pace».

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