Quando quelli dell’Àlbola “annegarono” i Rivani
In quella notte di novembre del 1951, visto che era ormai inevitabile la fuoriuscita dell’Àlbola all’altezza delle case, gli abitanti della frazione di Riva del Garda intervennero per “favorire” la rottura dell’argine dal lato verso le caserme. Questo per evitare che un’enorme massa d’acqua si riversasse, con conseguenze terribili per le famiglie, sul nucleo di case dell’Àlbola.
Sull’intervento provvidenziale degli abitanti, che manovrando una grande pertica causarono la breccia dalla parte “giusta”, scese negli anni successivi a quell’accadimento una sorta di cortina di silenzio. Ma tutti sapevano la verità e, come spesso accade in simili frangenti, fioccarono le storie e gli aneddoti. La fece dunque da padrone la vena vivace, popolare ed ironica dei protagonisti di quella nottata, delle loro famiglie e, in alcuni casi, dei loro discendenti.
Così, anche a distanza di qualche anno da quei giorni di novembre del 1951, circolava una scherzosa canzonetta, una sorta di filastrocca in rima, che veniva canticchiata, per divertimento o per scherzo, e che diceva così:
“Quei de l’Alboleta, per evitar i dani, i ha butà zó la rosta (argine n.d.r) e i ha negà i Rivani”.
In una variante si diceva che
“quei de l’Alboleta” la “rosta i l’aveva daverta”. La conclusione era comunque sempre quella che piazzava poi il colpo ad effetto: “e i ha negà i Rivani”.
Ma non è tutto. La vivacità popolare non ha limiti in fatto di frizzante fantasia. C’era infatti una strofa, particolarmente sapida, che diceva: “E anca ‘l sior sindaco, per véder stó bordèl, l’è cascà ‘n de la pocia e vanzeva su ‘l capèl”.
Il ritornello poi faceva:
“Dai, dai, dai, avanti che l’è bela. Dai, dai, dai, l’è tuta la verità”.
Sono filastrocche vivaci, espressione dello spirito giocoso e dissacrante dei Rivani tra i quali le canzoncine ricordate erano assai diffuse. Quel che è certo, però, è che erano in auge anche in quel di Torbole, dove le cantavano a Carnevale, in occasione della “Sbigolada”. Per i Torbolani era uno sfottò gustoso nei confronti dei “cugini” rivani ed il tutto si inquadra nel fatto che Torbole e Nago erano, allora e piuttosto a malincuore, accorpati come Comune a Riva del Garda.
Il passaggio del povero Sindaco, caduto in una pozzanghera, è riferito al primo cittadino Zeni di Riva, che era decisamente piccolo di statura. Ed ecco perché, dall’immersione poco decorosa nella pozzanghera, “vanzeva su ‘l capèl”.
Tra le testimonianze di chi partecipò a quel provvidenziale abbattimento, vero “segreto di Pulcinella” e, come ricordato, fonte di ameni ricordi volti a stemperare il lato drammatico, si ricorda quella di Giovanni Parisi che, con i suoi fratelli e figli, fu uno dei protagonisti dell’intervento.
Fu così che quelli dell’Àlbola, per molti e molti anni, “godettero” di una particolare fama tra i Rivani. Per decenni, quando andavano a Riva, ai “Parisòti” veniva ricordata quella storia e il loro ruolo di protagonisti.
Ma alla simpatica presa in giro quelli dell’Àlbola, che in fatto di spirito non sono secondi a nessuno, replicavano alla grande:
“Al lac la deve nar… de chì o de là, l’è meio de là”.
Vittorio Colombo