Chips

Rubrica09/04/20212min
chips

A volte, quando penso al mio bambino più piccolo, lo rivedo nell’area ristoro del Muse, un pacchetto di patatine appena preso dal distributore e il suo sgomento nel vederlo letteralmente esplodere tra le sue mani mentre lo apre maldestro e impaziente.
Decine e decine di patatine che volano in aria e cadono sui suoi piedi e due lacrime sorde che gli rigano il faccino.
Non un fiato per qualche secondo e poi il pianto disperato di chi si vede letteralmente sfuggire le opportunità dalle dita.
Questa immagine che ho di Teo, così forte e tremenda, a volte però si completa con la consapevolezza che lui – DSA pieno di bisogni specifici e di attenzioni generiche – ha smesso di piangere immediatamente quando gli ho sorriso col sorriso più grande del mondo e ho urlato “Evvivaaaaaa! Auguriiii! Urrà!! Festeggiamo!!” alzando le braccia e facendo una danza divertita tra i resti della sua merenda, come fosse appena scoccata la mezzanotte al cenone di Fantozzi.
Mi ha guardato con quegli occhi verdi e marroni e buoni, e ha festeggiato con me osservando le stelle filanti cadute a terra e rovesciando il resto del sacchetto con gioia infinita.
Quello che per molti è un sacchetto di patatine che si rompe, per alcuni è un carnevale.
E questo sta a chi ci accompagna e ci segue, sempre.

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