Il rapporto tra dittature e studenti, noi giovani colpiti dal caso Zaki
Lo scorso 7 febbraio è stato il primo anniversario della prigionia in Egitto dello studente dell’università di Bologna Patrick Zaki, accusato di propaganda sovversiva attraverso social network, senza prove tangibili per dimostrare la sua colpevolezza e la possibilità di difendersi in tribunale. Dopo aver guardato l’intervento di Roberto Saviano alla trasmissione “Che tempo che fa”, noi studenti della classe 3ª C scientifico del Liceo “Andrea Maffei” abbiamo discusso molto sulla situazione di Zaki, ma anche sui motivi per cui un regime possa arrestare gli studenti senza armi, la con la loro penna. Il giovane è stato arrestato per essere un attivista a favore dei diritti umani e la sua custodia cautelare viene rinnovata, ormai da un anno, ogni 45 giorni. Noi studenti siamo rimasti sconcertati: credevamo che almeno i diritti umani fossero qualcosa di indiscutibile, qualcosa che fosse un punto di riferimento per tutti i paesi del mondo, a quanto pare non è così. E non si tratta, purtroppo, dell’unico caso di uno studente arrestato senza avere colpe. In Turchia, migliaia di studenti hanno protestato pacificamente per rendere l’Università e le Scuole libere, aperte, non sottoposte alla politica che li vuole renderle terminali del suo potere. Ebbene, le autorità turche hanno trasformato la protesta in un bagno di sangue.
Ci sembra di essere tornati al 1940, dove i regimi non lasciavano una minima diversità di pensiero da quella del dittatore, e non ci sembra vero che dopo 80 anni da qualche parte nel mondo ci sia ancora questa concezione troglodita.
Sono i giovani che spaventano di più i regimi, persone con una coscienza che sanno ragionare ed esprimere la loro opinione come sarebbe giusto che sia. Ecco perché Patrick Zaki (arrestato durante una vacanza in Egitto, suo paese di origine, dove era giunto dall’Italia dove studiava) e altre migliaia di studenti sono stati arrestati: qualsiasi cosa sia diversa dall’opinione del dittatore viene censurata. Reputiamo la libertà di espressione il diritto più importante di tutti, dopo quelli che garantiscono la salute. Deve essere il principio su cui si basa uno stato democratico, e se venisse a mancare non ci sentiremo più cittadini del mondo».
(Alternanza scuola – lavoro Liceo “A.Maffei – Giovanni Tonelli)