Calavino: i rifugiati istriani nella storia della valle
La “Giornata del Ricordo”, che annualmente si celebra il 10 febbraio per commemorare i massacri delle Foibe e l’esodo istriano (ossia dall’emigrazione forzata in massa dei cittadini italiani da quelle terre d’origine passate poi sotto il regime jugoslavo di Tito), rispolvera una pagina di storia di Calavino, che coinvolge la figura di don Dante Clauser, il compianto “prete dei poveri”, fondatore a Trento del “Punto d’incontro”.
Si era nell’immediato secondo dopoguerra in un periodo di emergenza generale, soprattutto per quei non pochi ragazzi orfani che, in assenza di servizi sociali, vivevano di quella solidarietà cristiana portata avanti da taluni religiosi. Nel biennio 1947/48 don Dante svolgeva il servizio di cappellano nella parrocchia di Calavino e nei primi mesi del 1947 aveva raccolto nel paese 5-6 bambini orfani, provenienti da diverse località, fra cui anche Gilberto Cerlenco, un istriano di Pola. La madre di Gilberto, col passaggio dell’Istria nel 1947 alla Jugoslavia, aveva optato per l’Italia e quindi insieme al figlioletto di 7 anni si era imbarcata sulla motonave “Toscana” con meta Venezia. Nella città lagunare i profughi erano stati accolti male (“spacciati per fascisti”) e quindi vennero smistati in varie regioni. Il ragazzino e la madre senza alcun mezzo vennero inviati nel Trentino e la prima destinazione, su iniziativa delle organizzazioni religiose, fu Vigolo Baselga, dove vennero ospitati per qualche giorno nella canonica. La situazione, già di per sé molto precaria, precipitò allorché la madre dovette essere ricoverata per una forma tumorale all’ospedale e il bambino si trovò improvvisamente da solo. Dopo alcuni giorni venne spostato a Calavino, dove don Dante si stava occupando di questi ragazzini. Dapprima vennero ospitati in uno stanzone del palazzo de Negri, ma siccome la comunità aumentava di giorno in giorno (dopo qualche mese erano addirittura una cinquantina) si dovette cercare un’altra destinazione, dapprima in una casa rurale semiabbandonata alla periferia del paese (ora la sede dei Vigili del Fuoco) e successivamente in un edificio un po’ più a monte in località “Casina”, iniziando così nel paese della valle dei Laghi il suo primo “Punto d’incontro”, dove con l’aiuto della “Provvidenza”, che trovava il proprio convinto supporto nella solidarietà della gente, che pur in una condizione di estrema povertà divideva “il pane” con chi aveva più bisogno.
Mariano Bosetti
nella foto: Gilberto Cerlenco (funzionario del Commissariato del Governo, ora a riposo) presente ad un incontro di alcuni anni fa a Calavino.