"Mannaggia a me e a quando sono venuta a vivere in Stranfora..."
Mia madre arranca sulla via ripida che porta al castello, ma non molla le buste della spesa.
"Ma piantala, e dammi almeno un sacchetto – che ti aiuto".
Lei mi passa quello più leggero, mentre gli occhi per un impercettibile momento mi si fermano sulla sua mano piena di rughe e di anelli d'oro.
"Sei un trattore..."
Rallentando posa a terra la busta piena di scatolette per il gatto e mi punta un dito al volto.
"No! Sono come si dovrebbe essere! Sono una donna che si fa il mazzo... non dite così, voi altri?"
Ridiamo insieme mentre le accarezzo la testa appena acconciata dal parrucchiere.
"Smettila, figlio degenere! Mi rovini tutta... poi cosa dice papà?"
"Capirai, a settantasette anni cosa vorrà poi dire..."
"Ti ricordo che io ne ho solo uno in meno di lui. Prima mi dai del trattore, poi della vecchia?"
Signori, mia madre.
Un metro e sessanta di autorevolezza mista a pura pazzia. Ruzzola su e giù dal centro di Arco da una trentina di anni, ormai, e ha cresciuto mio fratello e il sottoscritto a suon di spintoni da una parte o dall'altra – sempre sforzandoci di fare di tutto e non lasciandoci mai stare.
Non ricordo di aver passato un solo giorno senza le nostre urla. E, nel contempo, senza le nostre risate.
"Vecchia no, mai... al limite, un po' stagionata... al limite..."
"Al limite, eh? - questa volta il mio trattorino candido si ferma - Così mi fai piangere."
Io non so che dire.
"Ma che hai?"
"Ma niente... ti ho mai detto dell' "Anello Al Limite"?"
"No... non mi pare."
Si sfila un anello.
"Guarda. Leggi bene cosa c'è scritto dentro."
Mi aspetterei un "ti amo", un "con amore", una data, che ne so, qualcosa di ben diverso da ciò che leggono i miei occhi.
"Al limite" campeggia inciso nell'interno dell'anello di oro giallo che porta sempre al medio.
"Oh cavolo... Ma che scritta è? Cosa vuol dire?"
Mi accarezza.
"Non hai una goccia del sangue di tuo padre, ma lui è quello che vi ha cresciuti – sarà per questo che gli assomigli così tanto... Sei tonto come lui."
"Ehi!"
"È una parola in codice. Tuo padre ed io ci amammo ben prima di quando le cose erano facili... Abbiamo passato anni a nascondere il nostro amore – almeno, credevamo di averlo nascosto – poi un giorno sembra che nessuno ha più potuto ignorarlo. Per fortuna, noi per primi."
"E quindi? L'anello?"
"Tuo padre per mesi non ebbe il coraggio di rispondere "anch'io" quando gli dicevo che l'amavo. Rispondeva così..."al limite"...
Io mi arrabbiavo tantissimo, anche se non glielo dicevo. Poi un giorno litigammo: gli dissi che se non prendeva coraggio e diceva di amarmi, era finita.
"E lui?"
"Lo disse. Eccome, se lo disse. E ancora oggi non smette più."
"E perché questa scritta?"
"La feci incidere io su un anello che gli donai, perché quando finalmente mi disse "ti amo"... capii che me l'aveva già detto mille volte, ad ogni "al limite" che sentivo. Perchè voleva semplicemente dire che mi avrebbe amato fino al limite del mondo."
"Per fortuna non siamo terrapiattisti e non crediamo nell'armageddon..."
"Sei un cretino, figlio."
"Al limite..."