Giovani: festività, zone rosse, studio e… amarezza

Stagista09/01/20215min
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Sono pochi i pensieri veramente comuni a tutti gli studenti italiani, tuttavia nella brevissima lista rientra senza dubbio il seguente: dopo il rientro tra i banchi di settembre, ogni ora trascorsa sui libri aumenta l’irrefrenabile voglia di ozio, desiderio concretizzabile nel concetto di “Vacanze di Natale”.
O almeno, prima del 2020.
In effetti dopo duri mesi di lavoro l’attività di “divaning” non era la sola meta ambita dai giovani, i quali bramavano anche quella dose di divertimento e serenità che le festività portavano, ma che, quest’anno, hanno fatto fatica ad ottenere.
A testimonianza del fatto ci sono i racconti dei ragazzi della 3C Scientifico del Liceo “Andrea Maffei” di Riva del Garda.
Alessia, ad esempio, dice di aver sofferto le restrizioni circa gli spostamenti tra regioni. “Mi sono mancati i miei parenti e la loro compagnia durante le festività – ammette – Ho sempre trascorso le vacanze a Napoli, circondata da zii e cugini e non poter ricevere quell’affetto non è stato facile. Basti pensare al cenone della vigilia che, da quando ho memoria, non è mai finito prima di mezzanotte; quest’anno alle 22 avevamo già sparecchiato: è stato abbastanza demoralizzante”.
Anche Sofia ha riflettuto sul tema: “Ho sempre odiato il cenone – afferma la ragazza – passavo tutto il tempo ad aspettare che arrivassero i regali. Il Natale ha sempre significato quello per me, riunirsi intorno ad un tavolo e scambiarsi i pacchetti. Quest’anno molte cose sono cambiate ed io ho compreso la superficialità con cui affrontavo quel momento. A far la differenza è la famiglia, nient’altro e sono riuscita a vederlo solo quando è mancata. Il 25 sarei soltanto voluta essere in mezzo a chi ha sempre animato le mie feste, scherzare, sorridere e divertirmi con loro. Mi sono resa conto di non aver mai realmente apprezzato ciò che facevo. Per esempio, durante capodanno dell’anno scorso ho insistito con i miei genitori per farmi rimanere di più ad una festa, non sono riuscita a convincerli e quando sono venuti a prendermi ricordo di essermi irritata. So che, stavolta, quegli attimi, anche se non lunghi quanto desiderato, avrebbero davvero fatto la differenza. Ho avvertito l’assenza di tante piccolezze a cui non ho mai fatto caso, ma che, in realtà, mi facevano stare veramente bene”.
Alice è della stessa idea, ma ci tiene ad aggiungere alcune considerazioni: “Credo che queste vacanze mi siano servite per rilassarmi, il mondo intorno a me era fermo ed è stato inevitabile che anche io facessi lo stesso. Mi ha tranquillizzato, almeno inizialmente. Come ogni volta, passare del tempo con la mia famiglia è stato benefico, nonostante debba riconoscere che i tre mesi insieme durante il primo lock-down avessero già soddisfatto tale necessità, mi ero quindi preposta altri programmi per queste giornate libere da impegni scolastici. Nonostante questo, alla fine le giornate sono passate veloci, ma la mia preoccupazione nasce ora che la scuola riprenderà. Temo di non essermi riuscita a riprendere abbastanza per affrontare i prossimi mesi faticosi. Le vacanze hanno sempre rappresentato l’emblema della tranquillità, della spensieratezza, ma le circostanze odierne hanno un po’ scardinato questa convinzione. Ora che altri fattori ricominceranno ad incidere sulla situazione, ho paura che non sia sufficientemente preparata e rigenerata per fronteggiarli”.
A questo proposito Giovanni afferma: “Sarò felice quando tutto questo finirà, ne sono sicuro, non ne posso davvero più. Ho avuto tanti momenti di riflessione in queste settimane di chiusura, un po’ mi mancheranno, credo di essere cresciuto moltissimo”.
L’atmosfera di questo Natale 2020? Scoraggiante, direbbe la classe: tra chi ci ha pensato di più e chi si è distratto a suon di cinepanettoni, tutti devono ammettere di aver incontrato diverse difficoltà nell’accettare che le festività siano trascorse così, diversamente, proprio come il resto del 2020.
(Alternanza scuola – lavoro Liceo “A.Maffei – Chiara De Franco)

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