Riva: addio a Elena di “Villa Aranci”

Redazione26/11/20258min
IMG-20251126-WA0028


 

Se n’è andata a 89 anni Elena Coali in Lutterotti, per tutti semplicemente Elena della Villa Aranci. Una donna che non era solo la padrona di casa di una delle pizzerie più amate dell’Alto Garda, ma un volto familiare, un sorriso che per quasi quarant’anni ha accompagnato i sabati sera di generazioni intere. Riva piange la sua scomparsa e insieme saluta un pezzo della propria memoria collettiva: quella fatta di pizze condivise, tavolate rumorose, estati infinite e gioventù che sembrava non finire mai. Con lei se ne va una parte di quella Riva viva, affettuosa e spontanea che Elena ha saputo rappresentare come pochi.
C’è un tempo della vita che resta inciso per sempre: quello dei sabati sera dell’adolescenza, quando bastava una pizza fumante alla mitica Villa Aranci, una risata tra amici, un bicchiere di birra fresca al pub o una sfida al bowling per sentirsi felici e “invincibili”. Erano gli anni del liceo, quando la libertà aveva il sapore semplice del pomodoro e della mozzarella, e i sogni si inseguivano lungo i marciapiedi caldi dell’estate.
E in quel tempo – che per molti di noi profuma ancora di spensieratezza – c’era sempre Elena, con il suo sorriso instancabile, la voce pronta all’accoglienza e quella capacità unica di far sentire ogni ragazzo, ogni famiglia, ogni turista… a casa.

 

 

Una vita segnata dalla storia e restituita con generosità
Elena Coali, classe 1936, era nata a Locca, in Val di Ledro. Portava con sé un’eredità fatta di forza e di dolore: il padre Luigi, deportato in Boemia, aveva perso gran parte della famiglia a causa della spagnola; la madre, Giuseppina Perini di Riva, apparteneva alla storica famiglia del commendator Riccardo Perini, il “Re del carbone”.
Elena non dimenticò mai quelle storie, le tragedie che avevano segnato la sua gente. E da quelle ferite nacquero la sua generosità ostinata, quel piatto di pasta offerto senza esitare, quell’empatia profonda verso chi fugge dalle guerre — “l’è sola pora zent e disperada”, ripeteva spesso ai suoi cari.

La Riva del boom turistico e un destino scritto tra sorrisi e fatica
A 15 anni scese a Riva per lavorare nel Grand Hotel Riva dello zio Riccardo. Erano gli anni ’50 e ’60: la Riva che esplodeva di turismo, di novità, di entusiasmo. Anni in cui Elena lavorava duro, ma sempre con il sorriso, vivendo nella casa dello zio e della zia Lina, proprio davanti all’Hotel Liberty.
Un passato fatto di aneddoti, di storie che raccontava ai figli e ai nipoti. Una su tutte: il giorno del 28 giugno 1944, quando le SS entrarono nella casa dello zio sospettato di aiutare i partigiani. Si salvò solo grazie alla zia, madrelingua tedesca, che rallentò i soldati abbastanza a lungo da permettergli la fuga verso Milano. Memorie che fanno parte della nostra terra, restituite dalla sua voce con il peso e l’onore della trasmissione.

Villa Aranci: la sua seconda pelle, la sua casa, la nostra
Poi arrivò il 1986 e con esso la svolta. Elena affiancò il marito Giuliano nella gestione della Pizzeria Villa Aranci… e da lì in avanti divenne semplicemente “Elena della Villa Aranci”.
La sua energia, la sua passione, la sua capacità di accogliere trasformarono il locale in un punto di riferimento per generazioni. Negli anni del boom turistico, delle notti rivane che finivano all’alba, dei bike festival con le mountain bike parcheggiate tra i tavoli, dell’Expo Riva Schuh con le “macchinone” sul marciapiede, delle serate in cui si superavano le mille pizze, Villa Aranci era una piccola istituzione. Un luogo che non si limitava a sfamare: un luogo che univa.
E per noi, ragazzi del liceo, era un approdo sicuro. Prima una pizza lì, poi la serata che continuava: bowling, una birra al pub, un drink raccontandosi segreti e paure.
Era la nostra Riva giovane, e lei ne era il cuore silenzioso.

Le squadre di calcio, gli amici, i clienti: la famiglia che cresceva ogni sera
Fino alla fine degli anni ’90 Villa Aranci era la casa delle squadre di calcio dell’Alto Garda: tavolate intere di ragazzi affamati dopo l’allenamento, risate rumorose, amicizie che nascevano tra un trancio e l’altro.
Elena accoglieva tutti allo stesso modo: con quel suo sorriso che non mancava mai, con quella gentilezza che diventava esempio. Lavorò così per quasi quarant’anni, prima con il marito, poi con i figli Luigi e Paola, che da lei hanno ereditato passione e dedizione.
Decine e decine di camerieri, cuochi, pizzaioli sono passati da lì: ognuno conserva un ricordo di Elena. Tutti lo raccontano con affetto, con gratitudine.

Gli ultimi anni, e quel saluto sempre pronto
Negli anni più recenti si era progressivamente ritirata, circondata dall’amore dei nipoti. Passeggiando per Riva, sorrideva dicendo: «I me saluda tutti, ma molti noi conoso nianca».
Era così: amata al punto che la città intera la riconosceva, anche quando lei non riconosceva tutti.
Poi il Signore l’ha chiamata, e Elena – a 89 anni – l’ha raggiunto serenamente, dopo una vita intera dedicata alla famiglia, al lavoro, e alla cura degli altri.
E noi, oggi, mentre la ricordiamo, ritroviamo un po’ anche quei nostri sabati sera. Le pizze condivise. Le risate. Le prime libertà. E la sensazione, rassicurante, che un posto come Villa Aranci — con Elena dietro il bancone — sarebbe stato sempre lì ad aspettarci.

L’ultimo saluto nella Chiesa di San Giuseppe
La cerimonia funebre di Elena Coali in Lutterotti avrà luogo giovedì 27 alle 14.30 nella Chiesa di San Giuseppe, a Rione Degasperi.
“Ne danno il triste annuncio – si legge nel necrologio – il marito Giuliano, i figli Luigi con Silvia e Paola con Marco, gli affezionati nipoti Andrea, Nicola, Emilia, Matteo, Pietro e Giulia, il fratello Augusto, la sorella Matilde, le cognate, i cognati, i nipoti e parenti tutti”. Il Santo Rosario sarà recitato mezz’ora prima della Cerimonia Funebre. Seguirà cremazione. “Un sentito ringraziamento a tutto il Personale della Apsp Residenza Molino di Dro per le amorevoli cure prestate alla nostra cara”, concludono i familiari.
Nicola Filippi