Ciclovia del Garda, Sindaco di Riva e ambientalisti: “No a un’opera che compromette il paesaggio”

Il sogno di un anello ciclabile di oltre 160 chilometri attorno al Benaco, la Ciclovia del Garda, continua a dividere territori e amministrazioni.
Quello che nelle intenzioni dei promotori – Provincia autonoma di Trento, Regione Veneto e Regione Lombardia – dovrebbe essere un itinerario cicloturistico di richiamo internazionale, oggi è al centro di nuove contestazioni, rilanciate l’otto agosto dal Coordinamento Interregionale per la Tutela del Garda.
Sul profilo Facebook, il Coordinamento ha scritto parole dure:
“Un anello che non si chiuderà visto che già Regione Lombardia ha previsto il trasporto su battello per i tratti dove le passerelle a sbalzo impatterebbero sulla costa. E anche il Comune di Garda, sul veronese, si dice contrario e non permetterà il passaggio sulla spiaggia del Corno. Solo la Provincia di Trento e il suo commissario straordinario, l’ingegner Misdaris, procedono senza ripensamenti. Le passerelle a sbalzo agganciate alle falesie a picco sul lago previste dal progetto creeranno un impatto paesaggistico ed ambientale senza precedenti. Vogliamo davvero rovinare tratti di costa di impagabile bellezza per permettere una comoda vista da una passerella a ciclisti e pedoni?”.
L’hashtag scelto, #cicloviadelgardanoncosì, sintetizza la linea del Coordinamento: non un rifiuto totale della mobilità lenta, ma un “no” deciso al tracciato così come oggi previsto, specie nei punti più delicati dal punto di vista paesaggistico e naturalistico.
Il progetto e le fratture tra le sponde
La Ciclovia del Garda è pensata come un percorso panoramico continuo attorno al lago, con tratti realizzati su passerelle sospese, gallerie e viabilità esistente. Ad oggi però l’unità del progetto scricchiola.
In Lombardia, Regione e alcuni Comuni hanno già escluso la costruzione di passerelle su tratti di costa ritenuti troppo sensibili, optando per soluzioni alternative come il trasporto in battello.
In Veneto, oltre alla contrarietà del Comune di Garda per la spiaggia del Corno, permangono riserve in altre località sulla compatibilità tra l’opera e le aree naturali costiere.
In Trentino, invece, i cantieri procedono a pieno ritmo, soprattutto nel tratto settentrionale tra Limone, Riva e Torbole, sotto il coordinamento del commissario straordinario Misdaris. Qui le passerelle a sbalzo sono considerate elemento distintivo del progetto e vengono difese come attrattiva turistica. A oriente Malcesine ha completato il tratto cittadino e sta avanzando, con un piccolo tunnel, da Navene verso Torbole.
La linea degli ambientalisti
Secondo il Coordinamento, il rischio è di compromettere falesie e paesaggi lacustri di “impagabile bellezza” con interventi invasivi, in nome di un turismo “da passerella” che poco avrebbe a che fare con il rispetto dell’ambiente. Le associazioni ambientaliste chiedono soluzioni alternative: sfruttare la rete stradale minore, potenziare i collegamenti già esistenti e limitare al minimo le opere impattanti.
La voce del sindaco di Riva del Garda
Alla protesta si aggiunge oggi anche il commento del sindaco di Riva del Garda, Alessio Zanoni, che in un post social definisce quella della Provincia di Trento “un’ostinazione” destinata a lasciare il segno: “Così ormai mi sento di definire la posizione trentina in merito a quest’opera, fortemente divisiva e impattante. Infatti leggendo l’articolo è chiaro che non siamo i soli ad opporci a questo progetto.
Se non si interviene subito, il meandro dannunziano sarà irrimediabilmente compromesso, con chiare responsabilità politiche.
E dalla Comunità del Garda nessuna reazione degna di nota… Quel che conta è non disturbare il manovratore? Non si sa mai, prima o poi pure la Provincia di Trento potrebbe versare il proprio obolo alla causa del Garda…”.
Il riferimento al “meandro dannunziano” non è casuale: si tratta di uno dei tratti più suggestivi della costa nord-occidentale del lago, tra Riva e Limone, celebrato anche dalla letteratura e dalla memoria storica.
La risposta delle istituzioni
Finora la Provincia di Trento ha difeso il proprio operato, rivendicando l’attenzione alla sicurezza e alla sostenibilità, e sottolineando il potenziale economico del cicloturismo.
In Veneto e Lombardia, invece, le posizioni sono più sfumate, con aperture a modifiche di tracciato o soluzioni miste, ma anche il rischio che l’anello – almeno per ora – resti incompleto.
Un’opera simbolo… o un’occasione mancata?
La partita sulla Ciclovia del Garda non è solo tecnica: tocca il cuore del rapporto tra sviluppo turistico e tutela del paesaggio, tra l’idea di un lago “vetrina” e quella di un lago “da vivere” senza stravolgerlo.
Il dibattito, destinato a proseguire, ruota attorno a una domanda semplice ma cruciale, rilanciata oggi dal Coordinamento e rafforzata dalle parole del sindaco Zanoni: si può parlare di progresso se per ottenerlo si rischia di perdere per sempre la bellezza originale del Garda?
Nicola Filippi